Banche Usa in difficoltà: mal comune, mezzo taglio

COLPA DELLE TRIMESTRALI – Non è una novità: quando si è in difficoltà si tagliano i costi e le spese eccessive. E ad essere parecchio in affanno in questo periodo sono le banche, anche quelle americane. Morgan Stanley e Citigroup si stanno preparando a eliminare posti di lavoro dopo aver registrato trimestrali deludenti, con il fatturato del primo semestre in calo per il terzo anno consecutivo.

DIAMOCI UN TAGLIO – La forza lavoro di Ms diminuirà quindi di circa 700 unità nella seconda parte dell’anno, tagli che porteranno la riduzione totale del personale a 4mila dipendenti. Citigroup invece prevede di tagliare circa 350 posti di lavoro, secondo quando riporta l’agenzia di stampa Bloomberg e Bank of America, la seconda più grande banca statunitense per asset, progetta di tagliare 3 miliardi di dollari di spese annuali, ma non ha specificato quanti lavoratori saranno licenziati.

IL TALLONE D’ACHILLE – Non sfugge a questo trend neanche Goldman Sachs, che ha riportato utili in calo dell’11% nel secondo trimestre, superiori comunque alle stime degli analisti. Sulla performance di Gs, come di altre banche a stelle e strisce, ha pesato il calo del fatturato della divisione di investment banking, la divisione che si occupa appunto di investimenti e trading. Goldman Sachs prevede di tagliare 500 milioni di dollari per questo anno. Chief Financial Officer David A. Viniar ha detto organico la società avrebbe una quota maggiore di lavoratori giovani entro la fine dell’anno.

L’ONDATA DI LICENZIAMENTI –
Insomma in totale nel giro di un anno le sei più grandi banche statunitensi (BofA, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley) hanno licenziato circa 30mila persone, oltre l’1,6% della forza lavoro complessiva.  Unica eccezione JpMorgan, che ha invece assunto in un anno intorno alle 12mila persone.

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