Promotori, il nuovo business? Diventare previdenti

Uno dei temi in evidenza, per Assoreti, è “la recente riforma pensionistica”, che “ha suscitato nei cittadini viva preoccupazione”. Le imprese associate, in particolare, potrebbero avere “un ruolo nello sviluppo dei prodotti di previdenza complementare da offrire tramite le reti di promotori finanziari”. Di questo, ma non solo, parliamo con il segretario generale Marco Tofanelli.

Qual è il bilancio dei primi nove mesi per le reti?

Nonostante la congiuntura particolarmente sfavorevole, i dati di raccolta dei primi sette mesi sono confortanti. I volumi complessivi sono aumentati dell’1,5% rispetto allo stesso periodo del 2011, raggiungendo i 6,5 miliardi di euro. A differenza dell’anno prima, però, gli investimenti si concentrano soprattutto sul risparmio gestito, con una raccolta netta che ora è di 4,6 miliardi e una crescita del 38%. Oggi, in un contesto di mancata produzione di nuovo risparmio, è fondamentale gestire quello esistente. E le reti, dal punto di vista delle quote di mercato, possono addirittura avvantaggiarsene. Risparmio ad oggi non gestito dalle reti ce n’è in abbondanza, e la capacità di gestire quello esistente è uno dei plus delle reti stesse. Quindi, possiamo essere ottimisti.

Su quale prodotto si sono concentrati gli investitori?

In questa prima parte dell’anno, gli investimenti hanno continuato a privilegiare gli oicr esteri. Negli ultimi anni, l’industria del risparmio è stata caratterizzata da una maggiore produttività proprio nell’ambito dei fondi domiciliati all’estero. È quindi normale che chi deve rispondere alle esigenze dei risparmiatori trovi qui più alternative per i piani di investimento. Sta crescendo anche la raccolta in prodotti assicurativi, come conseguenza di un maggior orientamento dei risparmiatori verso un investimento che dia garanzie di mantenimento del capitale. Le reti hanno ormai assunto un ruolo di primo piano nell’industria del risparmio gestito: in questi mesi, il contributo al sistema dei fondi comuni è stato ancora particolarmente determinante. Le reti hanno raccolto ben 3,7 miliardi di euro, permettendo di contenere le perdite subite dall’industria.

Il processo di concentrazione nel settore proseguirà?

Il consolidamento è ancora in atto e interessa l’intera industria, che però muove verso assetti sempre più efficienti, in un contesto di mercato in continua evoluzione. I dati dell’ultimo quinquennio sono di crescita, eppure abbiamo visto un calo del 24% degli intermediari aderenti. Assistiamo quindi a una concentrazione del patrimonio, con un ruolo sempre più incisivo per gli operatori di maggiore dimensione. Non c’è spazio per le marginalità.

Teme altri casi tipo Banca Network Investimenti?

Posso solamente dire che la singola sostenibilità economica dipende da moltissime variabili.

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