JP Morgan AM, occhi puntati sull’economia statunitense

REVISIONE AL RIALZO DEI DATI SULL’OCCUPAZIONE NEGLI STATI UNITI – Nelle scorse settimane i dati sul mercato del lavoro statunitense hanno superato le attese, ricorda JP Morgan Asset Management nel suo weekly strategy report. “Sebbene il numero di nuovi posti di lavoro creati a settembre (114.000) sia stato quasi perfettamente in linea con le aspettative di consenso, il risultato di agosto è stato rivisto al rialzo di quasi 50.000 unità, a quota 142.000, e – aspetto fondamentale per la fiducia di consumatori e aziende – il tasso di disoccupazione è sceso al 7,8%, il livello più basso registrato durante la presidenza Obama, in calo dall’8,1% di agosto.

UN DATO DA PRENDERE CON LE DOVUTE RISERVE – Questa flessione va presa con le dovute riserve, poiché riflette alcune criticità nei rilevamenti (in particolare quelli relativi all’occupazione nel settore pubblico), ma l’evoluzione positiva del trend non è in discussione. Probabilmente il vero tasso di disoccupazione si aggira tra il 7,9% e l’8,0%. Va inoltre segnalato il miglioramento del quadro generale del mercato del lavoro evidenziato dalla rilettura delle performance degli scorsi 18 mesi. Pochi giorni prima della pubblicazione del rapporto sull’occupazione, il Bureau of Labour Statistics (Bls) ha infatti annunciato che la revisione annuale del benchmark del suo Establishment Survey (l’indagine tra le aziende che è la fonte del dato complessivo sull’occupazione) vedrà un aumento di quasi 400.000 posti di lavoro nel periodo sino a marzo e, per il settore privato, di quasi 450.000 impieghi. Nel complesso, ciò significa che da aprile 2011 a marzo 2012 sono stati creati circa 30.000 posti di lavoro in più al mese di quanto precedentemente stimato, pari a un aumento di quasi il 20%. Queste variazioni non modificano il contesto generale di una crescita fiacca dell’occupazione negli ultimi 12 mesi, ma prefigurano una dinamica più sostenuta nel prossimo futuro. Vale forse la pena osservare che queste revisioni del Bls tendono storicamente a mostrare una certa ciclicità, particolarmente pronunciata nelle fasi iniziali di una ripresa. Mentre le stime iniziali sul numero degli occupati sono ricavate da un’indagine condotta tra i datori di lavoro (principalmente aziende di grandi dimensioni), per le revisioni il Bls utilizza i dati del fisco. I posti di lavoro creati dalle piccole imprese vengono difficilmente rilevati dall’indagine iniziale del Bls e poiché rappresentano la stragrande maggioranza dei nuovi impieghi nelle fasi iniziali di ripresa, ciò crea una distorsione ciclica nella differenza tra dati iniziali e definitivi.

ALLENTAMENTO QUANTITATIVO, RIDUZIONE DELL’INDEBITAMENTO E INFLAZIONE
– In occasione della nostra recente riunione quadrimestrale, gli investitori del nostro team – il Gmag – hanno preso in esame i temi che con ogni probabilità incideranno maggiormente sull’andamento mercati da oggi a fine anno. Particolarmente interessante è stata la discussione sulla misura in cui l’illimitato stimolo alla liquidità fornito dalla Fed e dalla Bce condizionerà o sarà  condizionato dalla riduzione dell’indebitamento e dal disaccoppiamento evidente nell’economia globale. Alcuni segnali indicano che le precedenti manovre di allentamento quantitativo hanno rallentato il processo di riduzione dell’indebitamento delle famiglie americane, poiché il basso livello dei tassi d’interesse ha fatto scendere il rapporto tra l’importo dei pagamenti del debito e il reddito disponibile a un livello vicino ai minimi record nel secondo trimestre di quest’anno. Analogamente, l’annuncio del terzo programma di allentamento quantitativo ha già portato a un miglioramento degli indici delle condizioni finanziarie, un effetto che si è rivelato molto più duraturo del balzo delle aspettative d’inflazione nei giorni successivi all’annuncio delle nuove misure della Fed, che sono presto ridiscese. Questo breve rialzo ha probabilmente rispecchiato l’aumento del premio al rischio inflazionistico anziché una revisione delle stime d’inflazione. Le Fed ha chiaramente indicato di essere pronta a riassorbire rapidamente le riserve dal sistema bancario in presenza di segnali di surriscaldamento, di conseguenza i rischi d’inflazione legati all’espansione del suo bilancio sono ritenuti abbastanza limitati. È inoltre positivo il fatto che secondo le previsioni gli indicatori dell’inflazione core, sia l’indice strutturale dei prezzi al consumo che il deflatore dei consumi primari, dovrebbero rimanere sotto il 2% nel prossimo futuro.

USA: PROSEGUE IL DISACCOPPIAMENTO DAL RESTO DEL MONDO - 
Per quanto riguarda il tema del disaccoppiamento, rimaniamo dell’idea che l’economia statunitense continuerà a sovraperformare le altre regioni. Nel 2013 la crescita americana dovrebbe accelerare poiché il rafforzamento della ripresa del mercato immobiliare si estenderà ad altri settori una volta superata la fase di forte incertezza legata alle trattative sul precipizio fiscale a fine anno. Tuttavia, vi sono ancora alcune nubi all’orizzonte. Sebbene la componente dei consumi della domanda aggregata abbia mostrato una discreta tenuta a settembre, la battuta d’arresto della spesa per investimenti delle aziende iniziata in estate rimane un motivo di preoccupazione.  Questo indebolimento è stato particolarmente evidente nell’andamento deludente degli ordini di beni durevoli nei mesi scorsi. Pur aspettandoci un recupero su questo fronte, sulla base degli indicatori anticipatori delle indagini regionali sulla produzione manifatturiera, l’incertezza associata alle elezioni e al precipizio fiscale nei prossimi mesi può significare che bisognerà attendere sino al prossimo anno per vedere un miglioramento dei dati. L’inatteso rialzo mostrato la scorsa settimana dall’indice Ism di settembre sull’attività manifatturiera suggerisce che la produzione sta forse già iniziando ad accelerare, ma saranno necessari altri rilevamenti per essere sicuri che si tratti di un trend solido, in particolare alla luce dei pessimi risultati delle indagini dei responsabili degli acquisti di settembre in Asia e in Europa. L’andamento della spesa al consumo rimane in linea con i modelli economici tradizionali, ricalcando prevedibilmente le variazioni del reddito disponibile e delle disponibilità finanziarie. Il rincaro dei prezzi delle case e il rialzo degli indici azionari dall’inizio del 2012 (che incidono in eguale misura sui bilanci familiari) lasciano prevedere un incremento superiore all’8% delle disponibilità finanziarie delle famiglie, che quest’anno hanno fornito un importante sostegno ai consumi.

REDDITI DISPONIBILI REALI
– Un ulteriore supporto è giunto dalla crescita dei redditi disponibili reali, che sono saliti del 3,4% su base annualizzata nella prima metà del 2012, dopo essere aumentati di appena lo 0,3% nel secondo semestre del 2011. Il conseguente rafforzamento dei consumi si è concentrato sui beni durevoli, mentre la spesa per servizi e prodotti non durevoli rimane inferiore rispetto alle fasi di ripresa dei cicli precedenti. In chiave prospettica, nella seconda metà dell’anno le quotazioni petrolifere dovrebbero incidere negativamente sui redditi disponibili (che nel primo semestre avevano invece beneficiato del basso livello dei prezzi del greggio), mentre ci aspettiamo che i consumi continuino a sostenere la domanda aggregata. Nel frattempo, le aziende si manterranno in posizione di attesa, sino a quando le incertezze legate alle elezioni e all’imminente precipizio fiscale di dicembre non saranno risolte. In tal senso, il contributo degli investimenti non residenziali alla crescita del Pil dovrebbe essere neutro (non più alto ma non molto più basso) nel nuovo anno.

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