Banca di Credito Popolare, azionisti in allarme per il valore dei titoli

Domanda. Un cliente mi ha riferito di essere azionista, nonché cliente, anche della Banca di Credito Popolare. Non so molto dei loro titoli, vi domando se la banca potrebbe essere coinvolta nelle difficoltà degli istituti di credito non quotati nello smobilizzare l’investimento in titoli.

C.M., Napoli

 

Risposta. Purtroppo lo è. La Banca di Credito Popolare nasce a Torre del Greco nel 1888, opera in tutta la Campania e nelle due province meridionali del Lazio ed è un istituto di rispettabili dimensioni con un patrimonio netto tangibile di molto superiore a due miliardi di euro, 67 filiali, oltre 600 dipendenti, circa 150.000 clienti e, soprattutto, più 5.000 soci. Il 19 aprile 2015, l’assemblea aveva deliberato l’adesione, a partire dal successivo 29 giugno, al servizio di negoziazione delle azioni per il tramite dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane e la contemporanea cessazione del servizio di mediazione fino ad allora svolto dalla banca stessa. Come si può

Sportello Advisorycomprendere, difficoltà esistevano già allora e derivano dal fatto che, a differenza del passato, per l’intervento del Fondo acquisto azioni proprie occorre la preventiva autorizzazione della Banca d’Italia. Dal gennaio 2014 è infatti in vigore il Regolamento UE n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (c.d.”CRR”) che agli articoli 77 e 78 dispone che il riacquisto di proprie azioni da parte della banca è possibile dietro autorizzazione della Vigilanza. Il criterio per decidere se autorizzare o no è puramente di natura prudenziale. Fino a tutto il 2013 la legge chiamava invece la Vigilanza ad autorizzare tali riacquisti solo se essi eccedevano il 5 per cento del capitale. E per una banca che presenta incagli e sofferenze superiori al patrimonio netto tangibile, e per di più opera principalmente in un’area -quella vesuviana- disastrata, economicamente e finanziariamente, dal crac della compagnia di navigazione Deiulemar, è ben difficile che la Vigilanza autorizzi gli acquisti.

Le azioni si scambiano con aste settimanali, l’ultima delle quali con scambi effettivi risale al 31 marzo scorso con un solo contratto per appena 35 pezzi scambiati a 28,35 euro. La precedente è addirittura del 11 novembre 2016, anche in quel caso con un solo contratto concluso per 350 pezzi a 28,35. La situazione, come si può comprendere, non è semplice, e non è certo un caso che l’assemblea del 30 aprile scorso ha fissato il prezzo di emissione di eventuali nuove azioni a 28,83 euro ciascuna, in calo dell’11,29% rispetto al precedente valore di 32,50 euro. Non solo. Oltre ad approvare il bilancio 2016, ha conferito mandato al Consiglio di amministrazione per l’adesione ad un sistema multilaterale di negoziazione delle azioni della banca. E’ assai probabile che, come già deciso da altri istituti, venga scelto l’Hi-Mtf, sistema multilaterale di negoziazione che fa capo all’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane, Iccrea, Aletti, Banco Popolare e Banca Sella.Insomma, come già accaduto a Banca Valsabbina (da 18 a meno di 6 euro) gli azionisti di un’altra banca popolare potrebbe avere difficoltà a smobilizzare i titoli acquistati.

Il bilancio 2007 esprimeva un valore di 25,50 euro che diventarono 28,50 euro nel 2008 e 30,00 euro nel 2009 e cosi via, arrivando ai 32,50 euro del 2013 confermati nel 2014 e nel 2015. Solo con l’ultimo bilancio vi è stato un leggero ribasso, come detto. La perizia giurata di stima del valore economico del patrimonio netto della Banca di Credito Popolare S.C.p.A. al 1 gennaio 2016 redatta per le finalità fiscali di cui alla Legge di Stabilità 2016 (riapertura dei termini di “affrancamento”), valorizza l’azione a 30,89 euro.

A breve vedremo il responso della realtà dettata dal mercato. Infine occorre sottolineare l’utilizzo, seppur legittimo, di una norma da tempo superata. A termini di legge e di Statuto, le relazioni del Consiglio di amministrazione, del Collegio sindacale e della società di revisione, nonché il bilancio di esercizio, sono depositati presso la sede legale della banca e i soci possono prenderne visione nei quindici giorni che precedono l’Assemblea. E’ assurdo che nell’era della telematica non vi sia l’obbligo di pubblicazione nel sito internet della banca e assai prima dei quindici giorni precedenti l’assemblea.

 

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