Mps, i dubbi della Consob nascono nel 2011 da una segnalazione anonima

TUTTO INIZIA A GIUGNO 2011 – La Consob ha iniziato a nutrire qualche dubbio sull’operato di banca Mps nell’agosto del 2011, in seguito a un esposto anonimo. Parola di Giuseppe Vegas, presidente dell’istituto di vigilanza, che in un’intervista rilasciata a Il Messaggero ha spiegato come fino ad allora “da nessun documento contabile né da alcuna comunicazione inviata alla Consob emergessero tracce di irregolarità”.

L’ESPOSTO ANONIMO – Per la precisione il 2 agosto 2011, la Commissione ha ricevuto “un esposto anonimo che segnalava strane transazioni con soggetti esterni all’istituto. Si faceva il nome di Enigma e venivano ventilate ipotesi di riciclaggio”, ha continuato Vegas. “Ci stupì la rilevanza delle operazioni… un totale di 3 miliardi in titoli di Stato poste in essere dalla banca con una sola controparte, vale a dire Nomura. Nell’esposto si parlava anche di vendita anomala di titoli strutturati. Nient’altro”.

LE INDAGINI – Da lì Consob ha avviato una serie di accertamenti: “a novembre prendemmo contatto con la Banca d’Italia e il 27 dicembre chiedemmo alla Vigilanza, che già aveva in corso un’ispezione, di acquisire informazioni circa le questioni sulle quali stavamo indagando”. E da Bankitalia il 6 giugno 2012 è arrivata una nota sulla ristrutturazione da parte di Mps con Nomura dell’investimento Alexandria e la successiva operazione in Btp. La pentola si scoperchia, spiega ancora Vegas, “il 25 ottobre 2012, quando Alessandro Profumo e Fabrizio Viola ci comunicano che è stato rinvenuto il cosiddetto ‘mandate agreement’ dal quale emerge con evidenza il collegamento tra l’operazione Alexandria e l’acquisto dei Btp. Era la prova che la banca aveva occultato la vera natura dell’operazione”.

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