Cosa dovrebbe fare il nuovo governo per il risparmio?
Considerato che il risparmio deriva dal reddito, è necessario attuare una politica economica incentrata sulla crescita, sull’innovazione e sul lavoro, che sostenga i redditi reali e consenta di accantonare risorse per il futuro delle famiglie. Occorre poi valorizzare e tutelare il risparmio attraverso idonee politiche di educazione finanziaria, che accrescano nei risparmiatori la consapevolezza delle scelte di impiego delle risorse, e incentivare e sostenere lo sviluppo e la diffusione di operatori qualificati a cui rivolgersi. Da evitare misure di fiscalità che incidano sullo stock di risparmio, come la patrimoniale, e da riordinare invece l’imposizione fiscale sulle rendite finanziarie per contrastare fenomeni distorsivi nell’allocazione del risparmio.
Suggerimenti all’esecutivo che verrà?
In generale, concepire il settore finanziario come una vera e propria infrastruttura al servizio del Paese, non solo per il finanziamento del debito pubblico ma anche per convogliare il risparmio verso investimenti nell’economia reale della produzione di beni e servizi. Auspico che il nuovo governo incentivi e semplifichi la quotazione in Borsa delle imprese che hanno i requisiti per competere sui mercati internazionali e che favorisca la diffusione di strumenti finanziari come i fondi pensione o prodotti di medio-lungo periodo fiscalmente agevolati, che consolidino la presenza sul mercato degli investitori istituzionali.
Interventi per il sostegno della professione?
Per quanto riguarda promotori finanziari, reti distributive e offerta fuori sede, sono necessari una semplificazione normativa e regolamentare, un’unica autorità di controllo, un quadro giuridico-contrattuale moderno e un’incentivazione al ricambio generazionale per chi investe sui giovani, tutti elementi finalizzati al riconoscimento della rilevanza dell’intero settore.