Robo advisor: meglio il fai da te?

La robo advisory continua a ingolosire tutta l’industria della consulenza finanziaria. Il panorama è variegato: dalle piattaforme progettate per completare le pratiche di consulenza finanziaria esistenti, a quelle che mirano direttamente alla cientela retail. Quello che è certo è che negli ultimi anni coloro che intendono avviare una propria società di consulenza robo advisor potrebbero affrontare una certa concorrenza, dal momento che un numero crescente di startup si sta riversando sul mercato. Ma una volta che una società ha deciso di adottare un robo advisor è fondamentale decidere se costruirselo internamente, comprarlo o affittarne la tecnologia sottostante da un fornitore esterno. Secondo quanto scrive il magazine online americano Iris, le banche devono prima definire il tipo di relazione che vogliono costruire con il cliente. Chiedersi cioè se fornire ai propri clienti un servizio di robo advisor con il brand della banca o invitare gli stessi a utilizzare un robo advisor di un fornitore esterno con il suo brand. Un altro punto critico nella definizione di una strategia adeguata per l’implementazione di un robo advisor è la definizione della relazione che i clienti avranno con i consulenti finanziari della banca. Alcune banche decidono di utilizzare solo il canale digitale come esperienza da offrire ai loro clienti. Altre istituzioni preferiscono lasciare ai cf la possibilità di lavorare con i clienti e gestire il loro portafoglio di investimenti con un supporto digitale. Ci sono poi gli aspetti legati al tipo di prodotti – azioni, fondi comuni, Etf – che metterà a disposizione dei clienti, oltre alle opzioni di fornire ai propri clienti un portafoglio diversificato che permetta anche una convenienza dal punto di vista fiscale.
Da tenere in considerazione ci sono anche gli aspetti legali e quelli legati all’economicità di una soluzione di robo advisor rispetto al tipo di relazione con i clienti che si vorrebbe costruire. Le banche devono rispettare degli obblighi derivanti dalla regolamentazione a seconda che decidano di sviluppare il servizio internamente o esternalizzarlo.

Ecco di seguito i pro e contro di diverse strategie nell’utilizzo e nell’offerta di servii di robo-advory

SVILUPPARE UNA PIATTAFORMA DA ZERO

PRO: Offre una personalizzazione completa e un controllo massimo sulle funzionalità offerte dal robo advisor.

CONTRO: Costi elevati e richiede una infrastruttura tecnologica e una manutenzione continua che la maggior parte delle piccole e medie banche non si può permettere.

COSTRUIRE IL FRONT END E COLLEGARSI A UN FORNITORE APIS

PRO: La banca rimane in controllo dell’aspetto grafico della soluzione di robo advisor mantenendo un ruolo importante durante tutta l’esperienza d’uso del cliente.

CONTRO: Le banche hanno comunque bisogno di esperti informatici per costruire il front end della soluzione e per la parte di integrazione con le APIs del fornitore esterno. In termini economici, c’è un risparmio rispetto all’opzione precedente di sviluppo interno partendo da zero.

APPLICARE UNA SOLUZIONE PERSONALIZZATA

PRO: La banca mantiene un controllo sulle funzionalità front-end disponibili per il cliente, incrementa la velocità di implementazione del progetto e riduce i costi informatici. Inoltre le banche potranno implementare nuove features senza doversi preoccupare di come implementare le tecnologie più recenti.

CONTRO: La gestione del brand può diventare un’opzione, il controllo sulle funzionalità front end può essere limitato a meno che la banca non decida di partecipare attivamente nella creazione del layout e nella sua implementazione.

AVVIARE UNA PARTNERSHIP CON UN FORNITORE ESTERNO

PRO: È l’opzione che richiede il minor utilizzo di risorse e tempo. Può spostare qualche obbligo di rispetto di specifiche disposizioni impartite dal legislatore dalla banca al fornitore esterno.

CONTRO: Aumenta la distanza tra la banca e i suoi clienti. In questo modo inoltre la banca perde controllo sul proprio servizio di attenzione ai clienti.

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