L’Ecofin detta nuove regole sui fallimenti bancari

NUOVE NORME SUL FALLIMENTO DELLE BANCHE – I ministri delle finanze dell’Unione europea hanno trovato un accordo sul meccanismo di fallimento ordinato delle banche, che consente di evitare che a pagare per gli istituti in difficoltà siano gli Stati, una mossa volta a evitare il rischio di collasso come nel caso di Cipro.

LA SUDDIVISIONE DEGLI ONERI – In base al meccanismo definito, quando una banca fallisce, a rimetterci saranno in prima battuta gli azionisti, poi gli obbligazionisti meno assicurati e infine i depositi, fatti salvi quelli sotto i centomila euro, garantiti da una direttiva europea. ”E’ un buon compromesso nella direzione dell’unione bancaria, contribuisce a spezzare il circolo vizioso tra rischio sovrano e rischio bancario”, ha commentato su Twitter il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni al termine dell’Ecofin.

MAGGIORE FLESSIBILITA’ – I dettagli essenziali dell’accordo, ha osservato da parte sua Matt Cairns, strategist di Axa Investment Managers, “riguardano la disposizione di una maggiore flessibilità per le autorità nazionali in termini di esecuzione del salvataggio interno. In merito alla condivisione degli oneri, i depositi dei singoli e delle piccole e medie imprese avranno la preferenza rispetto ai creditori non garantiti e rispetto ai depositanti di grandi multinazionali. Fattore rilevante, l’accordo offre alle autorità nazionali la flessibilità necessaria per escludere le passività dagli accantonamenti per il salvataggio su base discrezionale, così da evitare contagi alla luce delle idiosincrasie nazionali”.

L’IMPORTANZA DELLE PMI – Si tratta di un dato particolarmente importante, continua Cairns, “se si considera che diversi Paesi membri dell’area Euro, come la Spagna, dipendono fortemente dalle piccole e medie imprese per quanto riguarda occupazione, produttività e crescita delle esportazioni. Coinvolgere nel bail-in i depositi di piccole e medie imprese avrebbe implicazioni più ampie per l’economia in generale, come ad esempio fallimenti di aziende manifatturiere e aumento della disoccupazione”.

ESM DIVENTA UN’OPZIONE DI ULTIMA ISTANZA – Le autorità nazionali dovranno prima saldare i creditori, in ordine di seniority, fino a quando l’8% delle passività insolute della banca sarà cancellato, prima di ogni esenzione e prima di rivolgersi ai fondi assicurativi nazionali. Questi fondi nazionali devono equivalere almeno all’1,3% dei depositi del sistema bancario interno, ma non oltre il 5% di essi potrà essere versato quale contributo alle passività bancarie individuali, a meno che non siano stati prima risarciti gli investitori senior in obbligazioni cartolarizzate.  “Solo una volta che saranno state percorse tutte queste strade per ogni delibera, allora si potrà potenzialmente attingere ai fondi Esm, diventati dunque un’opzione di ultima istanza”, ha concluso Cairns.

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