Promotori, l’80% degli intermediari finanziari non bancari rischia di chiudere

80% DELLE FINANZIARIE NON BANCARIE A RISCHIO – L’80% degli intermediari finanziari non bancari attivi in Italia rischia di uscire dal mercato in seguito all’andamento congiunturale dell’economia e alle disposizioni applicative del decreto legislativo 141/2010, che riforma il settore della mediazione creditizia. È quanto emerge da uno studio condotto su 500 realtà da Sestante Culturae, associazione culturale costituita per studiare le trasformazioni in atto nell’intermediazione finanziaria.

LA NUOVA NORMATIVA – La normativa secondaria che Banca d’Italia sta per emanare impone nuovi requisiti organizzativi, amministrativi e patrimoniali secondo un principio di proporzionalità. Non solo: l’accesso al mercato sarà limitato anche dall’introduzione di un capitale minimo di due milioni di euro (rispetto agli attuali 600 mila euro) per ottenere l’autorizzazione all’attività di concessione di finanziamenti. Simulando gli effetti della normativa sul conto economico delle oltre 500 società, la ricerca di Sestante Culturae ha concluso che solo una su cinque avrà i numeri per restare sul mercato.

AGGREGAZIONI IN VISTA – I nuovi requisiti impongono infatti a ogni azienda, di fatto, livelli di ricavo non inferiori a dieci milioni di euro all’anno. Al di sotto di questa soglia, le società saranno costrette a sforzi straordinari (fusioni, riduzione dei costi attraverso esternalizzazione dei servizi, forte incremento dell’attività creditizia) per poter ottenere livelli di profittabilità sufficienti o, come ultima ratio, a definire una exit strategy.

UNA NATURALE RIDUZIONE DEL NUMERO DEGLI OPERATORI – “I princìpi che hanno ispirato il D.Lgs 141/2010 sono sostanzialmente condivisibili perché impongono obiettivi di trasparenza e stabilità a garanzia del mercato”, ha commentato Mario Basilico, direttore di Sestante Culturae. “D’altra parte, il trend già in atto evidenzia una naturale riduzione del numero di operatori. Molti altri saranno indotti a valutare, in alternativa all’uscita dal mercato, ipotesi di aggregazione per raggiungere livelli dimensionali adeguati, così come si legge chiaramente tra le righe della normativa secondaria di prossima emanazione”.

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