Mps, sale la tensione tra cda e Fondazione

COSTI AGGIUNTIVI PER 120 MILIONI – Il cda di Banca Monte dei Paschi di Siena non condivide la proposta di slittamento dell’aumento di capitale da gennaio a maggio avanzata dalla Fondazione Mps (qui la notizia). E’ quanto emerge dalla relazione varata ieri dal consiglio in vista dell’assemblea del prossimo 27 dicembre, in cui si contestano punto per punto le valutazioni dell’ente di palazzo Sansedoni, ritenute “non pienamente  condivisibili”. Ad oggi, si legge nella relazione, “la principale priorità per la banca è  rappresentata dal raggiun gimento dell’obiettivo di ricapitalizzazione in linea e nei tempi previsti dagli impegni  con la Commissione Europea”. E uno slittamento dell’aumento costerebbe 120 milioni in più all’istituto.

PROPOSTA INTEGRATA NELL’ORDINE DEL GIORNO DELL’ASSEMBLEA – All’assemblea del 27 dicembre i soci della banca potranno comunque votare a propria libera scelta a favore della proposta della banca oppure di quella della Fondazione che è stata infatti integrata nell’ordine del giorno. Le valutazioni del cda nella relazione aggiuntiva a disposizione degli azionisti spiegano il convincimento dei consiglieri di amministrazione (alcuni di fresca nomina) sulla base delle argomentazioni proposte dal management.

LE MOTIVAZIONI DEL CDA – In particolare, il cda evidenzia che “è stato formato un consorzio di garanzia solido e ben frazionato in termini di rischio” e che l’impegno di preunderwriting delle banche del consorzio “non è soggetto a condizioni legate alle circostanze economico finanziarie della Fondazione” e scadrà nel caso in cui l’aumento di capitale non venisse lanciato entro gennaio 2014. “Non vi sono certezze che tale impegno, accettato ad oggi da ben 10 banche, possa essere esteso per un periodo di tempo assai lungo rispetto agli standard di mercato, nel quale le condizioni macroeconomiche, di mercato, di settore e di Banca Mps stessa e dei suoi azionisti potrebbero mutare sostanzialmente”. Riguardo al costo aggiuntivo i membri del consiglio guidato da Alessandro Profumo scrivono: “lo slittamento della tempistica del lancio dell’aumento di capitale ad una data non anteriore a quella individuata dalla proposta della Fondazione al fine di consentire alla medesima di tentare una possibile cessione della sua quota, comporterebbe un costo addizionale certo significativo per la banca e quantificato in almeno 120 milioni ipotizzando l’avvio dell’aumento di capitale a maggio, costo che non sembra corretto allocare a tutti gli azionisti”. Qui il documento completo.

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