Promotori-aziende, è braccio di ferro sul contratto

CONTRATTO DEI PROMOTORI FINANZIARI – Uno spazio di dibattito attorno al tema del contratto per i promotori finanziari. Uno spazio di dibattito che è facile prevedere resterà aperto per un bel po’. Si è tenuta lo scorso 25 febbraio a Roma la presentazione del libro Felsa Cisl “Il rapporto di lavoro dei promotori finanziari” (qui la notizia precedente), che ha registrato gli interventi di Joe Capobianco, direttore generale dell’Organismo per la tenuta dell’Albo dei promotori finanziari (Apf), Antonio Spallanzani, presidente di Assoreti (qui il suo intervento), Giulio Romani, segretario generale della Fiba Cisl, e Ivan Guizzardi, segretario generale della Felsa Cisl. Dopo la presentazione BLUERATING ha sentito Mauro Rufini, responsabile nazionale dei promotori finanziari di Felsa Cisl, uno degli autori del libro che ha introdotto i lavori.

Perché il tema del contratto per i promotori finanziari è un tema vivo e presente?
La presentazione del nostro libro ha evidenziato in modo chiaro come questo tema sia molto sentito dalla categoria. Un dibattito ampio e articolato che pur su posizioni diverse ha manifestato una comune volontà di dialogo e confronto fra interlocutori qualificati e rappresentativi dei lavoratori e delle reti. Vorrei sottolineare, oltre a un confronto vero e di alto livello, il luogo, non usuale, di un sindacato confederale e una federazione, la Felsa Cisl Nazionale, segno di tempi che cambiano, di una piena rappresentanza politica e culturale di tutto il lavoro autonomo del settore finanziario. Così come nel mondo della promozione e consulenza finanziaria esistono diverse componenti: i bancari pf in numero sempre maggiore; i consulenti indipendenti e i promotori finanziari nel settore possono coesistere anche diverse tipologie di contratto e di lavoro: subordinato, autonomo e non solo.

In altre parole, voi cosa proponete?
È il contratto di agenzia quello che abbiamo sottoposto a osservazione nella nostra pubblicazione che va rivisto e superato, ispirato fin dalla nascita all’Aec dei contratti di agenzia del commercio ha perso un vero legame e una attinenza con la realtà di questo lavoro se non in negativo. Redatto dalle mandanti unilateralmente, contiene troppo spesso clausole che derogano da quelle più favorevoli della contrattazione collettiva. Si impone quindi una revisione del contratto di agenzia e un nuovo contratto per i promotori anche attraverso strumenti giuridici nuovi. Come abbiamo cercato di spiegare in un momento di grande disagio e di difficoltà per la categoria per non vivere la precarietà, perché questa è una situazione molto diffusa, servono azioni mirate alle specificità dei promotori finanziari e delle tutele minime da sancire attraverso la contrattazione e il confronto fra istituti, banche, reti e rappresentanze dei lavoratori. Dentro diverse forme contrattuali ci possono essere le stesse tutele.

Come si raggiunge questo obiettivo?
Per noi la contrattazione rappresenta un valore e un metodo. La sfida è quella di un contratto e un protagonismo diretto della categoria, attraverso accordi e innovative formule contrattuali come la bilateralità. Costruire insieme con le mandanti e le loro organizzazioni tutele e prestazioni esercitando la rappresentanza con legittimazione, trasparenza e certificazione dentro una dinamica virtuosa che fa nascere e rafforza sedi autonome di autoregolazione. Occorre mettersi insieme, segno di maturità e tempi nuovi. Questo vuol dire realizzare e costruire un nuovo e più giusto welfare di settore (previdenza e assistenza) e sappiamo bene tutti dei problemi intorno alla previdenza dei promotori, vuol dire maggiore formazione, vuol dire intervenire sulle politiche e i sistemi di remunerazione, aprire e favorire forme di azionariato per la partecipazione alla vita delle imprese.

Qual è la posizione delle aziende, con cui lei si confronta, sulle sue proposte?
La posizione delle mandanti è al momento negativa. Si sostiene, in forza di interpretazioni e sentenze la posizione che il promotore finanziario agente è un “imprenditore” individuale e anche i contratti di agenzia devono essere redatti non in forma collettiva. Non ci piacciono i contratti individuali. Sarebbe davvero interessante fare una verifica reale della sussistenza o meno delle caratteristiche, dei requisiti e dei vincoli normativi e legislativi che sono in capo ad un promotore finanziario in questo momento storico, per dire cosa sia oggi questa figura e a che cosa è assimilabile: a un imprenditore, a un lavoratore autonomo, subordinato o non. Occorre tener ben presente il contesto e le difficoltà in cui viviamo. Certo è che non è possibile che le cose si aggiustino da sole, scaricando sui promotori finanziari i rischi e i costi della professione se vogliamo dare un futuro alla categoria.

Ciò può contribuire anche al ricambio generazionale?
Sulle possibilità di sviluppo della professione di cui molto si parla e per puntare anche a un ricambio generazionale, pensiamo anche noi a forme di tirocinio e praticantato per i giovani, agli studi associati e professionali rimuovendo ostacoli e i vincoli normativi, la legislazione europea lo permette e sarebbe una opportunità da cogliere lavorando insieme. Lo chiediamo alle aziende come segno di maturità e di tempi nuovi. Il sindacato è attento a come si muovono le professioni e se ne fa carico. È un contributo per creare condizioni normative e contrattuali che aiutino il lavoro. Dalla questione lavoro discende tutto: reddito, cittadinanza civile, welfare, democrazia economica e politica. Su questo si gioca una parola chiave – responsabilità – per tutti gli attori in campo, attraversare questa fase e stabilire solide alleanze fra banche, reti e lavoratori. Senza una comune condivisa responsabilità nei propri e distinti campi di azione, la strada è maggiormente impervia per tutti.

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