Credit Suisse, col maxi patteggiamento l’a.d. traballa ma non cade

NUMERO UNO RISCHIA IL POSTOBrady Dougan, amministratore delegato di Credit Suisse Group, ha quasi dovuto dire addio al posto in scia all’inchiesta per evasione fiscale portata avanti negli Stati Uniti, ma soprattutto ha quasi perso la reputazione. La vicenda, che si trascinava da anni e che ha subito un’accelerazione negli ultimi mesi, si è conclusa con una maxisanzione da 2,6 miliardi di dollari e l’ammissione di complicità della banca nell’avere aiutato clienti americani a evadere le tasse. Il consiglio di amministrazione della banca ha preso in considerazione provvedimenti drastici, anche per rabbonire le autorità, ma alla fine Dougan è riuscito a rimanere in sella.

IL PUNTO DI SVOLTA
– Secondo indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal, ciò che ha salvato il posto dell’amministratore delegato è stato l’incontro tra Eveline Widmer-Schlumpf, ministro delle Finanze svizzero, e il ministro della Giustizia americano Eric Holder, avvenuto all’inizio del mese. I due avrebbero discusso delle indagini e, in seguito, gli Stati Uniti hanno ritirato la richiesta che Credit Suisse fornisse i nomi dei suoi clienti. Secondo gli esperti, se la banca avesse dovuto assecondare quel tipo di richiesta, Dougan non sarebbe riuscito a conservare il suo posto. Il cda ha anche discusso dell’eventualità di rimpiazzare comunque l’amministratore delegato, ma ha concluso che Dougan non era responsabile delle attività criminali. Secondo indiscrezioni, hanno pesato anche le probabili difficoltà a trovare nel giro di poco tempo un candidato adatto a guidare la seconda banca svizzera.

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