IL PRIVATE BANKING IN ITALIA – “Dopo la crisi del 2008”, ha spiegato Cingoli a Investmenteurope.net, “il private banking in Italia è caduto in una crisi strutturale e oggi, anche se si iniziano a vedere segnali di miglioramento, si è ancora lontani dai livelli precedenti il crollo”. A peggiorare la situazione, ha proseguito, “l’aumento delle regolamentazioni sta rendendo i prezzi non più convenienti”. Non solo: il private banking ha perso il suo appeal perché il modello di business tradizionale, basato sui servizi di asset management, non soddisfa più la necessità di diversificazione dei clienti, che stanno diventando sempre più sofisticati. “In Italia circa l’80% dei clienti sono imprenditori high net worth che seguono principalmente un modello di business di tipo familiare e guardano più alla preservazione del capitale che alla sua crescita. Inoltre, tradizionalmente i clienti private italiani amano gli investimenti immobiliari domestici e destinano a questa asset class gran parte del loro portafoglio”, ha spiegato ancora Cingoli. Un altro elemento di difficoltà è costituito poi dal fatto che in Italia non sempre i clienti private hanno molta familiarità con la gestione della ricchezza.
UN NUOVO MODELLO – Proprio per reagire a questo contesto, ha continuato Cingoli, Banca Esperia ha aperto la propria architettura orientandosi verso un modello di private investment banking e ha investito in modo consistente nel rafforzamento del proprio team di banker. “Puntiamo a creare un modello che non sia basato semplicemente sulla distribuzione, ma che offra servizi di asset management attraverso le piattaforme italiana e lussemburghese con un approccio ad architettura aperta; soluzioni di consulenza nella gestione della ricchezza, e consulenza corporate e immobiliare”, ha detto Cingoli.