Voluntary disclosure, Lamedica (UniCredit PB): molti punti di incertezza

“PUNTI DI INCERTEZZA” – “Trattandosi di una procedura nuova e sostanzialmente diversa  dalle precedenti edizioni di emersione delle attività detenute all’estero, i punti di incertezza sono molti e siamo in attesa dei decreti attuativi, che definiranno sicuramente meglio i confini del provvedimento”. A dirlo è Eugenio Lamedica (con foto), responsabile investment & wealth advisory nel private banking di UniCredit, contattato da BLUERATING per un’analisi sulla voluntary disclosure entrata in vigore il primo gennaio (qui la notizia).

Ci spieghi meglio.

Un primo punto che oggi causa disagio nei clienti interessati è l’incertezza relativa al costo complessivo della procedura che è determinabile in funzione di un elevato numero di variabili che può risultare complesso ricostruire tramite la documentazione in possesso del contribuente. Potrebbe essere utile introdurre semplificazioni relativamente agli obblighi di ricostruzione documentale e alla determinazione dei redditi senza limiti di soglia. Dal punto di vista degli obblighi antiriciclaggio, invece, siamo in attesa di chiarimenti che possano confermare quanto previsto dalle precedenti edizioni dello “scudo fiscale”, ovvero che le operazioni di emersione non costituiscono di per sé elemento sufficiente ai fini della valutazione dei profili di sospetto, ferma rimanendo la valutazione degli altri elementi previsti dalla normativa relativa alla segnalazione di operazione sospetta. Si veda a riguardo l’articolo 17 comma 2 del decreto legge 350/01.

Voi come vi state preparando?
Attraverso il nostro team di asset protection, forniremo ai clienti l’assistenza necessaria, in partnership con alcuni selezionati studi professionali presenti su tutto il territorio nazionale. La capillare copertura territoriale, da sempre una caratteristica distintiva del nostro private banking, ci consente di mettere a disposizione di tutti i clienti interessati, ovunque si trovino, la migliori competenze per seguire i clienti sia nella fase di analisi delle singole fattispecie e di assistenza nella presentazione dell’istanza all’Agenzia delle Entrate, sia, successivamente, per quella relativa alla più efficace asset allocation della parte finanziaria delle attività detenute all’estero per le quali si è scelti il rimpatrio fisico. In sintesi, c’è molto interesse da parte della clientela, ancorché manchino ancora alcuni importanti tasselli per comporre l’intero mosaico della voluntary disclosure: in primis i decreti attuativi, ma anche la probabile conclusione di alcuni accordi di scambio d’informazioni con paesi molto importanti a questi fini.

Sulla voluntary disclosure leggi anche lo speciale sul numero di gennaio del mensile BLUERATING.

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