Veneto Banca, gli ex vertici indagati per ostacolo alla vigilanza

INDAGATI GLI EX VERTICI – Dopo le perquisizioni condotte martedì 11 febbraio dalla Guardia di Finanza nella sede di Veneto Banca, presso i domicili di diversi soci e degli ex vertici dell’istituto, emergono i dettagli dell’inchiesta della Procura di Roma, che vede indagati per ostacolo all’attività dell’autorità di vigilanza l’ex presidente della banca, Flavio Trinca e l’ex amministratore delegato, tuttora direttore generale, Vincenzo Consoli. Secondo quanto riporta il Corriere.it, l’indagine si articola su tre filoni: finanziamenti concessi ai soci nonostante sia vietato; crediti elargiti a numerosi clienti anche senza le necessarie garanzie; indicazioni false trasmesse alla Banca d’Italia per mostrare una solidità patrimoniale diversa dalla realtà. Spuntano anche i nomi di alcuni imprenditori che, nel corso degli ultimi anni, avrebbero potuto contare su una sorta di “corsia preferenziale” per ottenere sostegno economico: tra questi, scrive ancora il Corriere.it, ci sarebbero Giuseppe Stefanel, Gianfranco Zoppas, Marco De Benedetti e Gianpiero Samorì.

LE ACCUSE – Gli investigatori del nucleo valutario della Guardia di Finanza, insieme alla Tributaria di Venezia, avrebbero avviato gli accertamenti dopo l’ispezione disposta da Bankitalia e terminata nell’agosto del 2013, rilevando elementi di grave criticità nella gestione. Nel dettaglio, nel capo di imputazione si contesterebbe a Trinca e Consoli di aver “indicato nelle segnalazioni periodiche alla Banca d’Italia un patrimonio di vigilanza pari a 2,12 miliardi di euro in luogo di quello effettivo pari a 1,662 miliardi di euro per gli anni 2011 e 2012 che evidenziava uno spread negativo di 345 milioni e 975mila euro”. Non solo. L’accusa è anche di aver “rappresentato all’autorità di vigilanza di possedere un indice di solvibilità superiore all’8%, mentre in realtà il valore era al 6,3%, con ciò effettuando una rappresentazione contabile consolidata di Veneto Banca non rispondente all’effettiva capacità patrimoniale del gruppo”.

PRECISAZIONIVeneto Banca, da parte sua, ha diramato un comunicato in cui precisa che la perquisizione di martedì 17 febbraio “è da ricollegare a una indagine nei confronti dell’ex presidente del consiglio di amministrazione Flavio Trinca e dell’ex amministratore delegato – oggi direttore generale – Vincenzo Consoli ed è riferita esclusivamente a una ipotesi di ostacolo all’attività di vigilanza”.

I DATI DI BILANCIO – L’istituto ha sottolineato inoltre che “i recenti schemi di bilancio sull’esercizio 2014, esaminati lo scorso 10 febbraio, evidenziano che, al di là della perdita registrata per le svalutazioni sugli avviamenti e per il totale recepimento delle provisions richieste dalla Bce, la gestione caratteristica della banca si conferma nettamente positiva”. L’attuale patrimonio di vigilanza di Veneto Banca, si legge ancora nella nota, “è di 3,3 miliardi di euro e il Cet 1 al 31 dicembre 2014 è al 9,72%. Tali valori sono destinati a beneficiare di circa ulteriori 70 punti base dalla già annunciata cessione congiunta delle partecipazioni di maggioranza detenute in Banca Intermobiliare e in Banca Ipibi comunicate al mercato il 7 agosto 2014, oltre che alla dismissione di alcuni asset partecipativi attualmente in portafoglio”.

PIENA COLLABORAZIONE – Il cda, conclude Veneto Banca “conferma l’impegno al rafforzamento patrimoniale dell’istituto, al fine di proseguire l’attività di Banca Popolare a servizio dei territori di riferimento” e “ribadisce la piena fiducia nell’operato della magistratura, degli organi Investigativi, degli organi di vigilanza e dei propri rappresentanti, nonché la disponibilità a una piena e trasparente collaborazione”.

        

Qui sopra, l’ex presidente Flavio Trinca e l’ex amministratore delegato (ora direttore generale) Vincenzo Consoli 

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