Speciale elezioni Anasf – Contratto benchmark per migliorare le tutele dei pf

PARLA RISPOLI – Guido Rispoli (nella foto), torinese, promotore finanziario di Azimut, è associato all’Anasf dal 1981. Nel corso degli anni ha svolto numerosi incarichi dirigenziali quale consigliere regionale, vice presidente dell’associazione con delega alle sviluppo e presidente del consiglio nazionale. Rispoli, attualmente, è consigliere di Apf. Ecco il suo punto di vista su passato, presente e futuro della sua associazione.

Dal 1977, anno della sua fondazione, l’Anasf è una realtà che è cresciuta costantemente. Cosa rappresenta oggi per i promotori finanziari?

La stella polare di Anasf da sempre è di rappresentare gli interessi dei promotori finanziari e del mercato. Solo un mercato con regole chiare e uguali per tutti è in grado di garantire un corretto confronto tra tutti gli attori, senza dimenticare che l’attore principale è sempre l’utilizzatore finale, cioè il cliente. Anasf è sempre riuscita nell’intento? Certamente no. Pur nella costante crescita e nella oggettiva capacità della associazione di accreditarsi come un interlocutore credibile, la nostra vera sfida è di incrementare la capacità di pressione sugli attori principali rispetto a temi sensibili come le normative europee, l’Albo Unico, Enasarco, le regole del mercato.

Quali compiti e mission affiderebbe all’Anasf del futuro?

Questi dovrebbero essere i compiti e la mission anche del presente ma visto che siamo in prossimità di un congresso che ridefinirà la governance dell’associazione, l’Anasf prossima ventura dovrà puntare alle migliori risorse possibili rintracciabili tra i propri associati in modo da innalzare il livello complessivo degli organi politici ed esecutivi. La complessità dei temi e delle regole richiedono a mio avviso maggiore fermezza e maggiore tempismo. Mercati globali e regole locali, interessi contrapposti, centri di potere che poco hanno a che fare con gli interessi del mercato e dei promotori. Da qui bisogna partire per ricostruire un Anasf che efficienti la propria azione.

Tra contratto nazionale di categoria dei promotori finanziari, realizzazione dell’Albo Unico dei consulenti finanziari e soluzione al problema Enasarco dei pf, quale preferirebbe realizzare e perchè?
La capacità di Anasf dovrà essere di affrontare contestualmente questi temi così delicati. L’obiettivo del contratto nazionale di categoria dei pf non è quello di arrivare ad un contratto unico dei lavoratori ma di dare un contratto “benchmark” per tutte le aziende presenti sul mercato, con lo scopo di migliorare le tutele dei pf, pur riconoscendo la necessità di un mercato libero nel quale i pf possano confrontarsi con le mandanti. Enasarco è una battaglia alla quale non ci può sottrarre, a patto che migliori molto la nostra incisività e la determinazione nell’affrontare questo tema. Per quanto riguarda l’Albo unico dei consulenti finanziari, da sempre e in modo trasparente ho espresso le mie perplessità sul modo con cui si sta affrontando questo tema. Non trovo convincente la posizione attuale di Anasf relativamente alla legge che potrebbe regolarizzare l’Albo Unico. Non mi convince, in particolare, la modalità con la quale forse ci accingiamo ad acquisire la vigilanza, con un costo finale complessivo probabilmente non proporzionato all’ipotetico vantaggio derivante.

A suo giudizio quale risultato concreto può raggiungere il prossimo decimo congresso di Perugia?
Innalzare e di molto il livello dei dirigenti che comporranno i prossimi comitato esecutivo e il consiglio nazionale. Se questo avverrà sarà possibile puntare ad una governance più partecipata, dove si potrà contare su deleghe effettive, maggiore aderenza delle azioni, alle decisioni che prenderà il prossimo Congresso, maggiore chiarezza e determinazione nello svolgimento dell’azione di governo.

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