Cari promotori, prendete spunto dal vostro “avversario”

“Perché il cambiamento sarà più veloce? Perché siamo di fronte a una serie di fattori di accelerazione. Due in particolare”. Qualche settimana dopo il convegno di Assoreti, BLUERATING approfondisce con Ignazio Rocco di Torrepadula (nella foto), senior advisor di The Boston Consulting Group, i temi dello studio presentato all’appuntamento di Capri per i trent’anni dell’associazione. Gli chiediamo quali siano i due fattori di accelerazione ai quali si riferisce. Risponde: “uno è la scarsità finanziaria”.

“Scarsità finanziaria” – “Negli anni passati era molto più facile produrre performance e quindi lunghi periodi di rendimenti dei portafogli. Magari non erano sempre a doppia cifra, ma frequentemente erano tra il 5 e il 10%”. Adesso, invece? “Secondo noi, per un po’ di anni la performance sarà più scarsa e sarà più difficile produrla: non solo per via dei tassi bassi ma anche perché nelle economie occidentali la produzione di ricchezza, l’aumento del prodotto interno lordo, ha subito una frenata, non c’è più incremento della popolazione, la produttività non si sa se salirà o meno, ci sono visioni discordanti su questo, e comunque sarà difficile che le economie occidentali producano gli stessi tassi di crescita e ricchezza che si sono registrati in passato, negli ultimi trent’anni. Proprio per questo”, continua Ignazio Rocco di Torrepadula, “bisognerà cambiare”. Insomma, se il cliente passa da un certo tipo di guadagno annuale – per esempio, da 3.000 euro su un patrimonio di 40.000 a 1.000 euro o meno sempre su 40.000 – “bisogna per forza cambiare, perché quello che pagava prima al suo consulente ora pesa di più e il suo livello di soddisfazione è chiaramente inferiore. Questo è un po’ l’effetto della scarsità finanziaria. Ogni volta che, in passato, i mercati si sono ripresi, è scemato l’impulso al cambiamento. Quando tutti sono contenti e tutti guadagnano, non c’è motivo di cambiare, i clienti pagano anche volentieri le commissioni”. Ma adesso, secondo il manager, si volta pagina. “Assisteremo a un periodo di scarsi-tà finanziaria prolungato, lo stiamo già vedendo, sono sette-otto anni che è difficile produrre performan-ce, ma anche guardando ai prossimi sette-otto anni, non è che i consulenti si aspettino un’abbondanza”. In più, “tutta la liquidità in circolazione ha anche l’effetto di creare bolle, e questo è un altro problema: dunque, quelle poche soluzioni che potrebbero dare performance si evitano proprio perché si teme il rischio bolla. Un esempio è la Cina”.

Potere ai consumatori – L’altro acceleratore è forse ancora più potente, secondo Ignazio Rocco di Torrepadula. “Mi riferisco all’aumento del potere dei consumatori, alla base del quale ci sono altri fatto-ri da non trascurare assolutamente. Intanto il cambiamento tecnologi-co, che si è fatto molto, ma molto, più veloce di prima. La capacità di calcolo e di immagazzinamento dati come costo sta scendendo a zero e l’effetto finale è che noi oggi vedia-mo un aumento della performance di tutte le tecnologie che usiamo, 10 volte più forte che in passato. In più, cose che prima chiedevano tre, quattro, cinque anni per essere sviluppate, oggi vengono sviluppate in pochi mesi”. Strumenti meno co-stosi, più performanti, più facili da produrre per le aziende e sempre più disponibili per i consumatori. “Oltre che più disponibili, saranno anche sempre più facili da utilizzare. Ha ragione chi sostiene che la finanza è una materia complicata e che il cliente, per interpretarla e gestirla, ha bisogno di un consu-lente che sia un essere umano. Ma attenzione: questo assunto tenderà a diventare sempre meno vero. Il motivo è che ci sono strumenti che oggi molto più di prima rendono le cose più semplici. A Capri ho fatto l’esempio di Wealthfront, società americana che offre un servizio di investimento automatico, ma ce ne sono moltissimi altri”.

Un passo indietro – Usare le piattaforme di investimento su Internet una quindicina di anni fa era assai più complicato, servivano competenze tecniche decisamente maggiori rispetto a oggi. “Confrontiamo questo con Wealthfront. Anche l’incremento della semplicità accelera il cambiamento”. Ma come funziona, esattamente, Wealthfront? L’azienda americana è stata lanciata nel dicembre del 2011 da un team di esperti di finanza di livello mondiale – fra i quali Andy Rachleff, Dan Carroll e Burton Malkiel – e di talenti della Silicon Valley. Il suo “automated investment service” si propone di semplificare e automatizzare i ser-vizi di gestione finanziaria e inve-stimento. Unici requisiti richiesti per avere accesso alla piattaforma di Wealthfront sono 5.000 dollari di deposito bancario e un security number, che poi è l’equivalente del nostro codice fiscale. Si apre così un “automated brokerage account” che dà informazioni sugli asset finanzia-ri, sui piani e sugli obiettivi d’inve-stimento e sul risk assessment e crea un profilo tramite il quale è subito possibile iniziare a investire. È prevista una commissione dello 0,25% su un capitale investito superiore ai 10.000 dollari – soglia al di sotto della quale i servizi sono gratuiti – più bassa del 75% rispetto a quella del-le società tradizionali concorrenti.

Il consulente finanziario dei Millennials – Ora, l’obiettivo di Wealthfront è diventare il consulente finanziario della generazione dei Millennials. Facile immaginare che il confronto, oltre che sulla tecnologia, si consu-merà anche sul campo dei costi. Alla luce di questa premessa, tutti concordano sul fatto che le reti dei promotori finanziari non potranno permettersi di stare a guardare: i sistemi che stanno emergendo comportano il rischio, non immediato, di una battuta d’arresto della cre-scita che le strutture di promozione finanziaria hanno registrato fino a questo momento. Il fatto che i patrimoni italiani siano concentrati nelle mani di clienti molto senior, abituati ai vecchi mo-delli di consulenza, con orizzonti temporali molto limitati, farà sì che ci sarà non un tracollo ma un rallentamento della crescita, e a segui-re un momento di declino. “Detto ciò”, precisa Ignazio Rocco di Torrepadula, “io credo che in tut-to questo ci sia anche un’opportunità, perché penso che l’attività dei pf sia molto più imprenditoriale di quella delle banche e, come tale, più reattiva”. Ecco allora che le nuove tecnologie possono andare a inte-grare l’attività del promotore finan-ziario. A ciò affiancando un orizzonte temporale di lungo periodo, che guardi all’investimento per la pensione, con adeguate simulazioni su quello che succederà al momen-to del ritiro dall’attività lavorativa. Un’esigenza che altrove i cosiddetti “robo-advisor” hanno già intercet-tato e che può essere, anche questa, uno spunto per mettere a fuoco la direzione che le reti devono pren-dere per crescere ancora. Senza dimenticare Mifid 2: già approvata e in vigore dal 2017, “darà ancora più potere ai consumatori”.

Prepararsi al 2017-La spinta che Mifid 2 darà alla con-sulenza finanziaria offerta e pagata in quanto tale sarà a dir poco pode-rosa. Alcuni temono addirittura ef-fetti stile Rdr inglese. Senza cedere al pessimismo cosmico, è invece il caso di tenere a mente l’adagio se-condo cui nelle difficoltà riposano le opportunità. Basti pensare che tra i consumatori la consapevolezza che occorre una guida saggia ed esperta per investire i propri rispar-mi sta aumentando. Lentamente, certo, ma cresce. Quale miglior pun-to di partenza, per prosperare anche nei prossimi trent’anni?

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