Standard&Poor’s, il sistema bancario italiano è frammentato e agli stranieri non interessa

CRESCITA MODESTA – Nonostante le banche italiane abbiano assorbito l’impatto di una prolungata recessione, la crescita per il 2015 e 2016 resterà modesta e questo limiterà i vantaggi per gli stessi istituti di credito. Lo rivela il rapporto di Standard&Poor’s sul sistema bancario del sud Europa, che ha preso in esame la situazione in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo.

OUTLOOK STABILE – Per quanto riguarda le banche italiane, l’outlook sulle principali resta stabile. Standard&Poor’s si attende un ritorno alla crescita per quest’anno e il prossimo, anche se dovrebbe trattarsi di una crescita debole, che non dovrebbe portare a un miglioramento dei requisiti di credito delle banche. Il consistente ammontare di Npa (non performing asset) accumulato nel corso della recessione avrebbe inoltre, secondo l’agenzia di rating, effetti negativi sulla ripresa degli istituti: le banche italiane detengono questi asset in quantità superiore rispetto agli altri istituti a livello globale e si prevede che i Npa graveranno sul loro bilancio ancora per molti anni. Il merito di credito delle banche italiane potrebbe migliorare se ci fosse un’accelerazione della crescita economica, una riduzione dei Npa e un miglioramento del rating sovrano del Paese. Per Standard&Poor’s c’è infatti una correlazione tra rating sovrano e merito di credito delle banche, e l’attuale livello dell’Italia (BBB-) rappresenta un ostacolo per le maggiori banche del Paese.

AUMENTANO I NPL Standard&Poor’s vede inoltre un aumento dei Npl (non performing loans) per il 2015 e la prima metà del 2016, che continueranno a crescere in Italia nonostante il miglioramento delle condizioni economiche del Paese. Secondo le stime, i nuovi asset problematici saranno pari a 67 miliardi di euro nel 2015 e 2016, un livello inferiore rispetto agli ultimi due anni. Questo porterà l’ammontare totale dei Npa a 388 miliardi per la fine del 2016, quando secondo le previsioni raggiungeranno il picco. Per quanto riguarda le riforme approvate dal governo, secondo S&P potranno avere effetti positivi, anche se i loro benefici saranno visibili a medio e lungo termine, visto che l’implementazione di queste misure potrebbe richiedere alcuni anni. In particolare, la nuova legge sui fallimenti prevede tra l’altro tempi più stretti per completare le procedure, aumenta la trasparenza per le aste giudiziarie e aumenta la possibilità di recuperare i crediti deteriorati. In questo modo le banche potranno ridurre i tempi, attualmente molto lunghi, delle controversie con i debitori insolventi.

LA BAD BANK – A proposito dell’ipotesi, allo studio del governo, di costituire una “bad bank” nella quale far confluire gli asset problematici degli istituti a prezzi di mercato, S&P sostiene che un simile meccanismo funzionerebbe meglio se le banche interessate potessero liberarsi di questi asset senza compromettere i propri requisiti di solvibilità, o beneficiare di qualche forma di supporto esterno. Altrimenti, qualsiasi riduzione dei Npa rimane legata a un sensibile miglioramento dell’economia italiana o allo sviluppo di un mercato più ampio per questi asset.

LA RIFORMA DELLE POPOLARI – Infine, le fusioni. Per Standard & Poor’s si prevede un consolidamento del settore bancario a partire dal 2016. Il sistema bancario italiano, nota l’agenzia, è sempre stato storicamente molto frammentato, a causa del gran numero di piccoli e medi istituti. In passato, le differenze normative tra i vari istituti, tra le altre ragioni, hanno scoraggiato le fusioni e gli investimenti da parte dei soggetti istituzionali. Il decreto emanato dal governo a inizio anno sulla riforma delle banche popolari correggerà alcune di queste storture e faciliterà le fusioni, specie tra questi istituti. Tuttavia, secondo l’agenzia di rating, non si prevede una partecipazione degli investitori stranieri a queste operazioni, almeno in una fase iniziale.

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