Armellini: “Albo unico, così non va”

Un rospo difficile da digerire per Cesare Armellini, presidente di Nafop (l’associazione di categoria dei consulenti fee only) l’eliminazione della parola “indipendenti” dal Ddl sulla consulenza finanziaria, che istituirà l’Albo unico dei consulenti finanziari. Forte delusione che motiva in questa intervista rilasciata a Bluerating.com.

Armellini, l’emendamento Sottanelli (leggi qui) ha inferto un duro colpo alle speranze dei consulenti fee only. Come vi sentite nei panni di consulenti “in regime di esenzione”? Perché è stata adottata la nuova definizione e la trovate adeguata a riassumere le caratteristiche del vostro lavoro?

Sono passati quasi dieci anni da quando, in recepimento della prima Mifid, alla Camera passò il disegno di legge 1014 che, se approvato anche al Senato, avrebbe imposto lo status di banca o Sim per erogare il servizio di consulenza finanziaria. In tal caso l’attività del consulente finanziario indipendente, che eroga una prestazione intellettuale da libero professionista come un commercialista o un avvocato, non sarebbe stata più possibile. Grazie alla sensibilità e lungimiranza di alcuni esponenti politici questo danno ai risparmiatori venne evitato e si aprì la strada per l’Albo dei consulenti indipendenti persone fisiche e giuridiche. Oggi c’è invece il tentativo di affibbiarci una denominazione che nasconde la nostra caratteristica più importante: l’indipendenza soggettiva dal sistema finanziario, il requisito di legge che solo i consulenti Indipendenti devono avere per l’iscrizione all’Albo. Ciò porterebbe alla confusione dei soggetti che operano nel settore e il risparmiatore avrà delle serie difficoltà nell’identificare in modo corretto i soggetti che gli si presenteranno di fronte.

Si può fare ancora qualcosa per evitare che passi la nuova definizione della vostra attività? Quali iniziative di protesta e sensibilizzazione vi apprestate a varare e a chi saranno dirette?

Nella Mifid non si parla di “consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede”, ma di “tied agent” ossia agenti collegati, sottolineando in maniera chiara e mettendo in risalto il legame commerciale con le società mandanti ossia il ruolo di agenti di vendita tenuti a distribuire prodotti e servizi di banche e reti commerciali. La denominazione usata per i promotori non è under Mifid, ma semplicemente frutto di una modalità operativa nazionale. Due pesi e due misure? Mah… Auspichiamo pertanto che in Parlamento venga ripristinata la nostra denominazione di consulenti finanziari indipendenti, che abbiamo dalla nostra nascita e che mai nessuno, anche a livello istituzionale, si è mai permesso di contestarci. Cercheremo ovviamente di sensibilizzare politici ed opinione pubblica su questo tema.

C’è un altro nodo che vi affligge. Alla luce del fatto che l’offerta fuori sede sarà riservata agli ex promotori finanziari, la normativa non permetterebbe ai consulenti “in regime di esenzione” di promuovere la propria attività al di fuori del proprio ufficio. Come pensate di superare questo ostacolo?

In una risposta data a Nafop a seguito della consultazione sul Regolamento, Consob ha affermato che è vietato ai consulenti indipendenti svolgere l’attività al di fuori del proprio studio professionale come fanno naturalmente tutti gli altri professionisti come i commercialisti e gli avvocati, oltre ai promotori finanziari, ma è previsto che i consulenti indipendenti vivano esclusivamente all’interno delle mura dei propri uffici per attendere che i potenziali clienti vadano da loro. Questo è paradossale. Riteniamo che sia doveroso recuperare almeno un pizzico di buon senso. La prima Mifid annoverava tra i propri compiti anche quello di creare un terreno competitivo uniforme tra gli operatori, il cosiddetto level playing field, che per i consulenti indipendenti italiani non è mai esistito data la mancata attuazione del Tuf in materia. Riuscirà Mifid2 a raggiungere finalmente questo obiettivo?

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