Banca Profilo, l’utile mette il turbo

RISULTATI POSITIVI – Da qui al 2019 Banca Profilo punta a raccogliere 9 miliardi di euro di masse gestite, di cui circa 7 in Italia e il resto in Svizzera. Adesso le masse complessive del private banking, della controllata svizzera e del family office ammontano a 6,3 miliardi e la chiusura della semestrale ha riportato risultati più che positivi: un utile netto in crescita del 104% anno su anno a 5 milioni di euro e ricavi consolidati in aumento del 27,2% tendenziale a 32,6 milioni. Se si dà poi uno sguardo al listino, al netto di qualche presa di profitto degli ultimi giorni, da inizio anno a oggi il titolo è corso molto tanto da aver segnato un +34,23% e un +35,96% a un anno. Certo il trend sul comparto è decisamente rialzista: il Ftse Italia Banche, l’indice settoriale a Piazza Affari segna una performance a un anno pari a +44,50% ma c’è chi si chiede se sul gruppo parte della società che fa capo a Matteo Arpe Sator (che attraverso Arepo BP detiene oltre il 60% di Banca Profilo) ci sia un qualche interesse da parte del mercato. Su Banca Profilo, che offre servizi specialistici per la gestione del patrimonio di privati e istituzionali e per le esigenze finanziarie delle imprese, la copertura degli analisti è molto scarsa e la società, riluttante per natura a parlare di sé o ad autopromuoversi, non ha nemmeno corso nella campagna acquisti di nuovi banker che tanto caratterizza le realtà private di questi ultimi anni. Basta guardare ai numeri: da 4 anni i banker sono fermi a un numero che oscilla tra i 39 e i 40 e non è prevista, nemmeno da piano industriale 2017-2019, una prossima attività di reclutamento. La banca, con ogni probabilità, non si sente di poter scendere in campo a giocare una partita dove non c’è competizione dato che ci sono realtà private che stanno mettendo sul piatto percentuali, per acquisire nuovi professionisti, che arrivano anche al 4% dei portafogli che portano in dote. La crescita delle masse di questi ultimi tempi di Banca Profilo, dunque, deriva da un certo riposizionamento. Ovvero: nuove strategie di prodotto, più sinergia tra private banking, investment banking e fiduciaria, più soluzioni assicurative ai fini di pianificazione patrimoniale, strumenti alternativi e illiquidi, una maggiore offerta di debito e equity per seguire lo sviluppo delle pmi e l’utilizzo dei club deal.

NON CI SONO SEGNI DI SPECULAZIONE – Potrebbe dunque risultare interessante agli occhi di un investitore? Fonti vicine al gruppo non hanno la percezione di manovre particolarmente speculative o di mani forti industriali sul titolo. Si tratterebbe quindi di classici flussi da investitori istituzionali di lungo termine. Piuttosto, dicono, potrebbe aver giocato l’effetto Pir che, se prima si sono esposti molto sugli industriali, poi hanno cominciato a muoversi sui titoli dei bancari quotati. La raccolta dei Pir (piani industriali di risparmio), infatti, è sempre più corposa tanto che, secondo stime elaborate da Equita e Intermonte, dovrebbe raggiungere i 10 miliardi di euro nel 2017 e i 68 miliardi entro il 2021. Semmai, fanno sapere, l’appeal da parte di potenziali investitori potrebbe derivare non tanto dalle masse o dai ricavi di Banca Profilo quanto da altro, ovvero dal fatto che la banca sta lavorando per essere quella che, nello scenario italiano, si distinguerà nel fintech. Il riferimento va alla partnership con Tinaba (app per pagamenti e trasferimenti gratuiti via smartphone) per la gestione dei servizi bancari e di investimento. L’idea di puntare al digitale è, insieme all’editoria, una delle passioni di Matteo Arpe (è stato lui a capire le potenzialità di Fineco e a guidarne la ristrutturazione quando era in Capitalia) che ha sempre un occhio vigile su mondo delle start up e che è pronto a metterci dei soldi, qualora dovesse trovare cose che gli interessano (e che non costano eccessivamente). Banca Profilo, intanto, ha annunciato che «sarà possibile fruire entro fine anno dei servizi di investimento Robo Gestioni». Di questo ecosistema digitale Banca Profilo farebbe la parte bancaria (robogestioni, credito Lombard, crowdfunding). L’idea, poi, secondo quanto risulta a Bluerating, è di portare i servizi del private sul mercato retail. Quindi robogestioni anche per portafogli da 5mila euro o erogazione di credito anche per cifre piccole, magari tramite smartphone. La banca avrebbe inoltre adattato la propria piattaforma di asset allocation in una che investe solo in Etf. Può forse essere questo il «valore aggiunto» del gruppo? Di certo, al momento, il peso potenziale di questi nuovi progetti non c’è nei numeri né nell’esposizione di Borsa.

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