I target di Caio

GRANDI AMBIZIONI – È un piano industriale ambizioso “Poste 2020”, nato dalla consapevolezza che lo scenario “inerziale” di Poste Italiane sarebbe stato a dir poco problematico, con ricavi in crescita (dai 21,8 miliardi del 2010 ai 29 miliardi del 2014, divenuti poi 30,74 miliardi nel 2015) ma utili in frenata, con l’Ebit passato da 1,9 miliardi nel 2010 a 691 milioni nel 2014 (per risalire però a 880 milioni a fine 2015). L’inversione di rotta era e resta necessaria anche alla luce della rivoluzione digitale che ha già portato il segmento postale e commerciale a passare da un risultato operativo positivo di 800 milioni nel 2011 a un rosso già nel 2014, destinato in assenza di azioni correttive ad arrivare ai -1,5 miliardi previsti a fine 2019, stante una domanda in calo in presenza di costi fissi. 

fTAGLI AL PERSONALE – Se su questo punto lo scontro sindacale si prefigura duro, visto che l’amministratore delegato Francesco Caio intenderebbe ridurre il personale di alcune decine di migliaia di unità (il totale dei dipendenti dovrebbe calare dai 145 mila attuali a 131 mila entro fine piano) e sfoltire la rete di filiali (dalle circa 13 mila attuali a meno di 12 mila), oltre che rimodulare i servizi di consegna della corrispondenza, cosa che sta già avendo ripercussioni occupazionali anche presso le aziende che gestiscono in appalto i servizi di consegna della corrispondenza e di trasporto dei prodotti postali per conto di Poste Italiane. Per rilanciare Poste Italiane il piano individua tre priorità: accanto alla logistica e ai servizi postali da riorganizzare, Caio punta su pagamenti e transazioni e su risparmio e assicurazioni, indicando per questi ultimi due obiettivi chiave: passare da 20 a 30 milioni di carte di pagamento e salire da 430 a 500 miliardi di euro nel risparmio (già a fine 2015 salito a 459 miliardi). Mentre per “blindare” il primo obiettivo si sta valutando l’acquisizione di Sia, società attiva nel settore dei pagamenti finanziari controllata al 49,48% dal Fondo Strategico Italiano e al 17,05% da F2i che nel 2015 ha fatturato 388,8 milioni di euro e di recente ha siglato un accordo con Raphael Bank per lanciare soluzioni di pagamento nel Regno Unito e nel resto d’Europa, per centrare il secondo si dovranno offrire rendimenti anche in uno scenario, come l’attuale, di tassi a zero. 

MENO BUONI E PIU’ FONDI – Per riuscirvi Caio porterà le famiglie italiane verso nuovi strumenti finanziari, riducendo il peso di prodotti come i tradizionali buoni fruttiferi per puntare su strumenti a maggior grado di rischio. L’avvicinamento al rischio non riguarda però solo la clientela retail ma le stesse Poste Italiane, che con Poste Vita hanno investito circa 240 milioni nel fondo Atlante (e paiono pronte a investire anche nel fondo Atlante 2 dedicato all’acquisto di Npl bancari). Secondo Caio è un investimento che si giustifica in un’ottica di “diversificazione degli impieghi che facciamo per conto dei cittadini, alla ricerca dei ritorni dei loro investimenti”. In molti tuttavia fanno scongiuri, memori della “diversificazione” in Alitalia-Cai, con l’acquisizione del 19,48% costata in tutto 150 milioni di euro e che finora ha portato ben pochi frutti per Poste Italiane

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