Consultinvest: azioni Usa super senza l’Energia?

OCCHIO ALL’AZIONARIO  – Martedì 23 agosto 2016 il mercato azionario Usa (quello dell’Indice S&P 500) ha segnato i nuovi massimi storici chiudendo a 2186,90 sulla scorta di un dato occupazionale buono e migliore delle attese. In questo modo il mercato ha segnato un ritorno del +6,09% da inizio anno che lo posiziona come il più performante mercato azionario tra i Paesi Sviluppati. “Tuttavia”, spiegano gli esperti di Consultinvest, “sono molti i grandi investitori di successo che recentemente si sono pronunciati sulla pericolosità di questo mercato azionario. Buon ultimo il gestore di Janus Bill Gross, che ha detto di non vedere con favore né il mercato obbligazionario Usa né quello azionario e di temere la distorsione prodotta dai tassi negativi e da una Politica Monetaria troppo aggressiva e ormai al capolinea. Prima di lui altri gestori o investitori dal passato non meno illustre e di successo, quali George Soros, il suo ex braccio destro Druckermiller, Carl Ichan e Jeff Gundlach, avevano suonato simili allarmi”.
 
DECLINO DEGLI UTILI – “Il motivo di preoccupazione esiste ed è concreto. Nonostante il mercato del lavoro Usa sia ormai arrivato al pieno impiego, l’economia Usa è in un trend di crescita discendente. Nel 2014 il PIL è cresciuto del +2,525%; nel 2015 del +1,875%, negli ultimi 4 trimestri la crescita Usa è planata al +1.225% e se guardiamo agli ultimi due il tendenziale crolla ad un +0,5% annuo. Lo stesso mercato azionario negli ultimi anni ha visto le società Usa riportare un costante declino nella crescita degli Utili che ha portato le valutazioni del mercato nel suo complesso ad essere ben più alte delle medie degli ultimi 10 anni: il rapporto tra Prezzo e Utili attesi nei prossimi 12 mesi oggi è a 17, rispetto ad una media di 14,3. Il declino degli utili è stato costante. Il dato degli utili per azione calcolabili nell’Indice S&P 500 è passato dal +38,4% nel 2010 (anno di recupero dopo i due anni precedenti di recessione economica e degli utili) al +5,1% nel 2014 e al -0,8% nel 2015, anno che ha visto negli ultimi tre trimestri utili per azione in contrazione rispetto agli stessi trimestri del 2014. Una contrazione degli utili per azione che è continuata anche nel 2016 nel I trimestre (-8,02%) enel II (attualmente è al -4,41%) e che dovrebbe estendersi al III (dove è atteso un -1,7%),comportando un record negativo dopo quello segnato nella recessione del 2008-2009. Solo nel IV Trimestre si dovrebbe rivedere una crescita positiva (attesa a +5,7%) che porterebbe ad un -0,3% la contrazione per l’intero anno 2016, poco distante dal -0,8% del 2015”, hanno aggiunti gli esperti.
 
DUBBI E PERPLESSITA’ – “Tuttavia è interessante notare come ad inizio del 2016 le attese per il 2016 erano di ben altra natura,con una stima di crescita degli utili per azione del +5,9% che è andata progressivamente scemando in negativo in questi mesi fino ai valori negativi di cui abbiamo detto. Quindi il raggiungimento di nuovi massimi da parte del mercato azionario Usa non può che lasciare indubbiamente perplessi molti investitori se si considera il calo di crescita economica e soprattutto se si considera che questo protratto declino degli utili per azione è avvenuto nonostante le società Usa abbiano speso miliardi di dollari in operazioni di riacquisto di azioni proprie – operazione che a parità di utili prodotti aumenta il rapporto utile per azione riducendo il denominatore su cui è effettuato il calcolo di questa misura di profittabilità societaria – aumentando la leva finanziaria insita nel bilanci.
 
COME COMPORTARSI
– Ci sono però due elementi di cui tenere conto. “Il primo è che negli ultimi due anni gran parte del declino degli utili è stato determinato, per lo meno a livello di Indice, dal crollo degli utili delle società del settore energetico. Ad esempio per il 2016 il calo degli utili del settore energia sarà del -72% e se escludessimo dall’Indice questo settore gli utili per azione del mercato crescerebbero del +2,8%. Il secondo è che il mercato azionario Usa è salito anche e soprattutto per la mancanza di investimenti liquidi alternativi offerti dal mercato Obbligazionario, sia da quello domestico che da quello internazionale (un effetto ricercato e fortemente voluto dalle Banche Centrali). Anzi il 2% di Dividend Yield offerto dal mercato azionario USA, affiancato all’idea di investire in un Paese economicamente più solido degli altri, ha attratto capitali internazionali e sostenuto questo mercato azionario. E se per il primo aspetto possiamo anche capire e forse accettare che “senza Energia il mercato Usa non ha vissuto una vera recessione degli utili” per il secondo temiamo che la logica del “meno peggio” non sia il metro migliore con cui guidare la scelta degli investimenti, soprattutto nel medio e lungo periodo. Questo non significa che non esistano interessanti società Usa in grado di continuare a far crescere i propri Utili, ma solo che preso nel suo complesso il mercato Usa è caro e quindi vulnerabile ovvero soggetto a nuove e possibili correzioni come quelle viste a fine 2015 e inizio 2016. Queste si che potranno dare luogo ad interessanti opportunità d’investimento”, ha concluso Consultinvest.

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