Banco Bpm e Mifid 2, tensioni nella rete tra azienda e sindacati

Un incontro urgente con l’azienda, anche con l’amministratore delegato Giuseppe Castagna. E’ la richiesta che arriva oggi dalle organizzazioni sindacali dei dipendenti del Banco Bpm (Fabi – First/Cisl – Fisac/Cgil – Uilca – Unisin), che hanno avanzato loro istanza con uno scarno comunicato diffuso oggi. In particolare, le organizzazioni dei lavoratori sostengono che ci siano diverse criticità nell’applicazione del nuovo modello di rete, che è partito da poco e che rappresenta il  pilastro delle strategie commerciali future della banca. “Il nuovo modello organizzativo prevede una diversa segmentazione della clientela e una differente assegnazione dei loro portafogli”, ricorda Andrea Monti, delegato della Fisac Cgil all’interno di Banco Bpm, “ma sono emerse molte problematiche che devono essere risolte”.

In particolare, Monti mette in evidenza come la diversa assegnazione della clientela abbia portato alla concentrazione dei clienti di fascia medio alta (per esempio quelli classificati come Private) in alcune filiali. Il che comporta il trasferimento  da una agenzia all’altra di alcuni dipendenti, in particolare tra i quadri direttivi. “Il nostro contratto di lavoro”, dice Monti, “prevede però che per i trasferimenti di certe figure professionali vi sia un preavviso temporale scritto ma non ci risulta che sia stato finora rispettato questo obbligo”. Inoltre, con il nuovo modello di rete di Banco Bpm ci sono dipendenti che hanno anche la necessità di spostarsi frequentemente da una filiale all’altra per seguire la clientela di zone diverse . Anche su questo fronte i sindacati chiedono un chiarimento, in particolare sulle tutele e le coperture assicurative previste (per esempio quelle contro gli infortuni e gli incidenti) durante gli spostamenti di lavoro.  “Sul tema dei trasferimenti di personale abbiamo già avuto delle rassicurazioni dalla banca la  scorsa settimana” dice Monti, “ma ad oggi, a diversi giorni  di distanza, non ci sono ancora riscontri di un cambiamento”.
Infine, i sindacati rilevano criticità anche nell’applicazione di Mifid 2. Come sa bene chi ha seguito l’iter della direttiva, alcuni dipendenti bancari non hanno i requisiti sufficienti per per continuare a fornire autonomamente servizi di consulenza finanziaria (non hanno abbastanza anni di carriera o i titoli di studio adeguati) e devono pertanto essere affiancati da un collega- tutor. Secondo Monti, però, c’è bisogno di un chiarimento sulle responsabilità e il ruolo dei tutor . I sindacati evidenziano infatti che, secondo una circolare della banca, il tutor sarà chiamato a rispondere anche degli atti compiuti dai colleghi meno esperti a cui presta assistenza. “Si tratta di una responsabilità evidentemente eccessiva”, dice Monti, “visto che chi fa tutoraggio fa soltanto dei controlli a campione sui dipendenti che operano sotto la loro tutela”.

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