Il consulente plurimandatario ora è realtà

C’era una volta il sogno del plurimandato. Gli ormai ex promotori infiammavano i dibattiti dedicati alla categoria, rivendicando il diritto di lavorare per più mandanti al pari di quanto accadeva nel mondo assicurativo. A placare le acque ci pensò l’esplosione dell’architettura aperta e per un po’ il clima si rasserenò: avere più realtà da presentare al cliente, placava il desiderio di libertà e indipendenza del professionista, se non altro a livello teorico. Ma ora qualcosa è cambiato di nuovo.

A rivoluzionare il settore della consulenza finanziaria in Italia ci pensano ora la Mifid 2 e il nascente Albo unico dei consulenti. Il settore si apre formalmente alla concorrenza degli autonomi (ex indipendenti, presenti anche in precedenza, ma ora finalmente riconoscibili all’interno di un Albo) e delle scf (stesso discorso fatto per gli autonomi), mentre l’offerta è destinata a razionalizzarsi per questioni burocratiche e di costo. Dite pure addio alla varietà di accordi tra le case prodotto e le reti e date il benvenuto all’asset management “home made” e all’invasione dei prodotti wrapper. Insomma, viene facile pensare che i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede possano di nuovo sentire la necessità di emancipazione, la voglia di plurimandato; ma, udite udite, questa volta una possibilità di sviluppo ci sarebbe. La cosa che fa specie è che queste ambizioni potrebbero trovare espressione nell’ambito della consulenza autonoma.

Come è emerso infatti nel corso di un recente incontro organizzato da Ascosim (lo scorso 31 gennaio in Milano ndr) dedicato alla discussione del nuovo Regolamento Intermediari (la cui pubblicazione avverrà con ogni probabilità alla fine di febbraio 2018), i consulenti autonomi potranno sviluppare rapporti di collaborazione con più società di consulenza finanziaria, dando così vita alla tanto agognata figura del consulente plurimandato. Certo, questa figura è distante da quella immaginata dagli ex promotori, che avranno invece sempre l’obbligo del monomandato: naturalmente il consulente autonomo plurimandatario non potrà collocare e la stessa possibilità di lavorare per più realtà non sembra offrire chissà quali vantaggi competitivi, dato che il servizio offerto sarà il medesimo (oltretutto in fase di iscrizione all’albo ogni scf dovrà indicare i propri collaboratori). Per lo stesso Massimo Scolari, presidente di Ascosim, la figura del consulente autonomo plurimandato sarebbe “Possibile, ma forse poco opportuna”.

Comunque sia se dobbiamo limitarci a una riflessione in linea teorica, dall’Art. 30 del TUF, dove è indicata la possibilità per le scf di avvalersi con consulenti autonomi, si ricava per deduzione questa possibilità. Che poi la libertà possa rimanere nell’ambito della filosofia invece che della pratica, è cosa in merito alla quale lasciamo riflettere i nostri lettori; un po’ come quando si discusse di indipendenza attraverso l’architettura aperta.

 

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