Nel bollettino della “Santa Sede” del 17 maggio dal titolo “Oeconomicae et pecuniariae questiones”, a firma del gesuita Luis Ladaria e di altri porporati, vengono riportate interessanti considerazioni sulla opportunità che la consulenza finanziaria vada effettivamente incontro alle necessità dei cittadini.
Un documento che deve essere apprezzato, intanto perché è certamente lontano anni luce dai tempi in cui di finanza al Vaticano se ne occupavano solo gli uomini dello IOR, ma anche perché mette al centro l’etica dei comportamenti come vero antidoto al conflitto d’interessi.
Però , già però, con infinita modestia mi permetto di dire che il bersaglio è sbagliato.
La critica alla finanza globale ed alle sue patologie, il mancato rispetto del mandato fiduciario, la mancanza di imparzialità, l’ingiusto profitto, la poca attenzione alla tutela del portafoglio dei clienti, sono accuse che non vanno nella giusta direzione, anche se provengono da un magistero elevato.
E lo dico a voce alta, sapendo che certamente esistono comportamenti ancora sbagliati da eliminare, ma che rappresentano nel mondo della consulenza finanziaria una percentuale davvero insignificante, a fronte di numeri e danni sicuramente molto più gravi dei quali si preferisce non palare.
Ma non voglio polemizzare, richiamo dati, numeri, ricerche qualitative, decenni di lavoro incessante dei consulenti finanziari iscritti all’Albo, che dicono esattamente il contrario di quanto il “bollettino” riporta, pur con firme autorevoli.
Forse guardare davvero la realtà e non limitarsi a predicare farebbe meglio a tutti.