RICHIESTE IN CRESCITA-
Secondo E-work, una delle maggiori agenzie per il lavoro italiane, tutto ciò starebbe rendendo più vivace il mercato dei professionisti. Negli ultimi mesi, “anche in relazione alla nuova normativa, che di fatto ha portato a
una redistribuzione delle professionalità in funzione delle politiche remunerative legate al portafoglio, sono cresciute le richieste di consulenti finanziari e private banker, soprattutto in alcune regioni particolarmente rappresentative del mercato come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto” spiega Marco Dari
(nella foto), responsabile dell’area finance della società. Se quindi
le acque sembrano muoversi con maggiore vigore, non è altrettanto scontato comprendere se si tratti
di un trend destinato a durare nel tempo. “È difficile dirlo. Per gli
ex promotori queste dinamiche potrebbero anche esaurirsi per selezione naturale, con i consulenti più skillati e quelli con i migliori requisiti quantitativi di portafoglio che troveranno ragionevolmente adeguata collocazione per primi. Per contro riteniamo che si rafforzerà la tendenza che vede impegnati nelle ricerche di nuove opportunità professionali tutti
quei profili che interpretano nel modo più corretto il cambiamento epocale in atto nel sistema bancario italiano, con particolare riferimento alle modi che relative ai sistemi remunerativi e premianti. La professione di addetto alla gestione e alla relazione con la clientela, fornisce già oggi anche ai bancari la possibilità di confrontare il loro ruolo da semplici dipendenti,
con un ruolo più imprenditoriale
e autonomo che ha similitudini con i consulenti finanziari. E sarà su queste figure che vedremo una rilevante crescita di interesse a valutare cambiamenti e proposte di riallocazione”. Allargando quindi
il nostro orizzonte d’osservazione, possiamo dire che Mifid 2 porterà con sé probabilmente, per lo meno nel breve periodo, più opportunità di lavoro per i professionisti della finanza.
EFFETTI DA STIMARE – Ma come si tradurrà tutto ciò a livello di dinamiche societarie? Questa volta la domanda l’abbiamo posta a Marco Mazzoni, presidente della società di consulenza strategica Magstat, che invita alla calma: “Impossibile per ora stimare in maniera assoluta gli effetti che la Mifid 2 avrà sui bilanci delle private bank e sulle politiche di reclutamento. Sulla spinta della normativa molte realtà più piccole sono destinate ad aggregarsi. Saranno premiati quelle realtà indipendenti, boutique e multi family office, che offrono una consulenza fee only; su questo filone di business non impattano i tagli che stanno interessando gli altri ambiti del settore bancario. Questo perché il wealth management sta contribuendo in modo significativo alla generazione di ricavi ricorrenti, accompagnata da un basso assorbimento di capitale”.
QUALITÀ PIÙ CHE QUANTITÀ – Insomma un occhio particolare alla qualità, ma non solo. Riprende la parola Dari: “Bisogna dire che, nonostante un importante effetto prodotto dalla Mifid 2 sia quello di privilegiare le qualità culturali e professionali rispetto alla quantità del portafoglio clienti, le reti tendono a privilegiare in buona parte l’aspetto quantitativo. Ciò può trovare spiegazione col fatto che gli economics collegati alle proposte di assunzione o di incarico siano facilmente parametrabili ai numeri rappresentati dalle dimensioni di portafoglio più che ad altri fattori”. Tirando le somme si può dire che Mifid 2 sembra aver portato un riposizionamento dell’offerta di consulenza finanziaria in Italia. Se i segnali ci sono, è tuttavia ancora presto per lanciarsi in bilanci definitivi. Chi vivrà vedrà, per dirla come una vecchia canzone. E magari recluterà.