Bufi (Anasf): le mani di Mifid 2 nelle tasche dei consulenti

Mifid 2 è un’incognita e i veri effetti si inizieranno a comprendere da gennaio 2019. E’ questo, in estrema sintesi, il pensiero espresso dal presidente di Anasf Maurizio Bufi, all’interno di una intervista a cura di Anna Messia apparsa lo scorso 21 luglio su Milano Finanza.

C’è una maggiore attenzione agli investimenti in essere e ai portafogli dei clienti e in qualche caso la nuova normativa potrà avere l’effetto di distrarre l’attenzione dall’obiettivo di fare nuova raccolta. Insomma il vento in poppa dei mesi scorsi potrebbe soffiare meno forte. Del resto c’è un maggiore focus sul post vendita, come richiesto proprio dalla nuova normativa europea che ha l’obiettivo di portare una maggiore trasparenza sui costi e di migliorare ulteriormente il servizio di qualità reso agli investitori” ha dichiarato Bufi.

Ma il vero “problema” della direttiva potrebbe essere un altro: “E’ piuttosto evidente che Mifid 2, i cui effetti si esplicheranno nella loro interezza a partire dall’anno prossimo, provocherà una riduzione dei margini di guadagno per l’intero settore del risparmio. Noi siamo l’ultimo anello della catena, quello che si occupa della relazione quotidiana con i clienti, e rischiamo di essere quelli più colpiti dal taglio dei margini. Si tratta di un paradosso, visto che Mifid 2 richiede una relazione ancora più stretta con i clienti e allo stesso tempo ci costringerà a dover aumentare le masse medie in gestione. Già negli ultimi anni il portafoglio medio dei consulenti finanziari è aumentato a 23 milioni. Insomma la prospettiva è di lavorare di più ma con margini più ridotti”.

L’imperativo per i consulenti (e per Anasf) è quindi uno: “Tenere la guardia alta perché deve essere tutta l’industria a farsi carico degli effetti di Mifid 2”. Sperando che non ci si trovi nell’applicazione pratica del vecchio detto: mal comune mezzo gaudio.

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