La fee diventa più magra

Il costo di acquisizione di nuove masse gestite e amministrate? È in leggero calo rispetto agli ultimi anni, oscillando al momento attorno all’1,8%-2% medio. Quali impatti ciò ha avuto sul flusso di commissioni retrocesse ai consulenti finanziari dai maggiori gruppi italiani?

Provvigioni giù. Per saperlo si possono confrontare le semestrali di quest’anno con quelle del 2017 dei gruppi di risparmio gestito quotati in borsa. Banca Mediolanum, per esempio, ha chiuso i primi sei mesi dell’anno con commissioni passive e oneri di acquisizione, ossia il monte commissioni retrocesse ai cf riferite all’asset management pari a poco più di 112 milioni. Sommando altre commissioni passive si arriva a un totale di poco superiore ai 119 milioni. Nel giugno 2017 quelle due stesse voci erano risultate pari, rispettivamente, a circa 150,5 e a poco meno di 158 milioni, segnando dunque un calo attorno al 21% e al 24,5% su base annua.

Percentuali (forse) su. Quanto ad Azimut, i costi di acquisizione del primo semestre 2018 sono in linea con quelli dell’anno prima: 168,87 milioni di euro contro 169,66 milioni. Visto che tra le commissioni attive crescono quelle ricorrenti, passate da 299 a quasi 314 milioni, mentre calano le commissioni di acquisizione dimezzatesi da 6,2 a 3,2 milioni e le commissioni di gestione variabili da 81,6 a 30,3 milioni, è probabile che anche le commissioni passive abbiano visto un incremento del flusso di management fee retrocesse, rispetto a un calo di bonus e altre commissioni non ricorrenti.

Attive e passive in crescita. FinecoBank ha visto le commissioni nette crescere del 12,5% da 129,7 a quasi 146 milioni di euro. Presentando i dati del semestre il management del gruppo ha inoltre sottolineato come l’incremento fosse riconducibile principalmente all’aumento delle commissioni attive relative ai servizi di gestione intermediazione e consulenza, (+12,5 milioni di euro) ai servizi di incasso e pagamento (+2 milioni) ad altri servizi, relativi principalmente all’introduzione del canone annuo sulle carte di credito (+3 milioni) parzialmente compensate da maggiori commissioni passive a favore dei consulenti finanziari (-1,5 milioni). Dunque il flusso di retrocessioni è cresciuto meno di quanto non siano aumentate le commissioni attive per la mandante.

Leone alato generoso. L’opposto di quanto sembra accaduto in Banca Generali: nei primi sei mesi dell’anno le commissioni passive sono aumentate del 7,1% da 188,5 a 201,9 milioni, mentre quelle attive per la mandante sono in lieve calo da 382,8 a 376,6 (-1,6%). Segno, forse, che il gruppo del Leone per continuare a crescere resta al momento più generoso di molti suoi diretti concorrenti.

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