Servizi di consulenza, una lamentela ben nota

Consob ha riportato all’interno di un comunicato stampa, gli esiti dell’attività 2018 dell’Arbitro per le controversie finanziarie. Stando a quanto riportato dall’Autorità per la vigilanza dei mercati finanziari, pur con una diminuzione di ricorsi pervenuti rispetto al 2017, sarebbe aumentato il numero di intermediari coinvolti. Le lamentele più frequenti hanno riguardato i servizi di consulenza e l’esecuzione degli ordini, in particolare il fenomeno degli “scavalcamenti”, cioè il mancato rispetto da parte degli intermediari del criterio cronologico nell’eseguire gli ordini dei clienti. Ma vediamo il dettaglio di quanto comunicato dall’Autorità.

Nel 2018 l’Arbitro per le controversie finanziare (Acf), istituito presso la Consob, ha consolidato il proprio ruolo come organo di risoluzione stragiudiziale dei contenziosi tra intermediari e risparmiatori, affermandosi anche come punto di riferimento para-giurisprudenziale che contribuisce ad orientare le condotte degli operatori nei rapporti con la clientela.
L’Arbitro ha ricevuto l’anno scorso 1.824 ricorsi con richieste di ristoro per un controvalore complessivo di circa 78 milioni di euro. L’importo medio delle richieste di risarcimento è di circa 52.000 euro con minimo di un euro e un massimo di 500.000 euro, soglia che costituisce il tetto massimo delle istanze giudicabili in sede di Acf. Nel 78% dei casi le decisioni dell’Arbitro hanno accolto in tutto o in parte i ricorsi dei risparmiatori. Tutte le decisioni prese nei primi due anni di attività dell’Arbitro (circa 1.400, di cui 1.100 nel 2018 e 300 nel 2017) sono pubblicate sul sito istituzionale www.acf.consob.it e costituiscono di per sé una bussola di riferimento per intermediari e risparmiatori.
Rispetto al 2017, primo anno di lavoro dell’Acf, i ricorsi presentati nel 2018 si caratterizzano per una maggiore diversificazione delle fattispecie. Dei 1.839 ricorsi pervenuti nel 2017 circa 800 (il 40% del totale) provenivano, infatti, da azionisti delle due banche venete in liquidazione. Nel 2018, invece, 1.727 istanze su 1.824 si riferiscono a fattispecie diverse. Di conseguenza il numero degli intermediari coinvolti è salito nel 2018 a 132 da 111 dell’anno prima: segno che il contenzioso davanti all’Arbitro tende ad evolversi verso una fisiologia di controversie non più segnata dalla prevalenza di fenomeni specifici e territorialmente localizzati. La provenienza geografica è ben distribuita tra le varie aree del Paese con una lieve prevalenza del Sud (35%) rispetto al 33% del Centro e al 32% del Nord.
Negli ultimi mesi del 2018, per effetto dell’entrata in vigore del decreto “mille-proroghe”, l’Arbitro si è occupato anche di valutare le richieste di risarcimento presentate dai risparmiatori delle due banche venete in liquidazione (e delle loro controllate) e delle quattro banche in risoluzione dal 2015. Sono stati riconosciuti 40 milioni di risarcimenti a 854 risparmiatori nei limiti e secondo le modalità previste dal “mille-proroghe” (ristoro parziale del 30% e tetto massimo a 100.00 euro).
“I dati – commenta Gianpaolo Barbuzzi, presidente dell’Arbitro – evidenziano che occorre dare sostanza alle regole, superando l’approccio del mero adempimento formale, prevalente tra gli intermediari. D’altra parte i risparmiatori devono avere maggiore consapevolezza dei propri diritti e mettersi in condizione di comprendere l’investimento che stanno valutando. Fare domande prima di decidere – conclude Barbuzzi – riduce il rischio di contenziosi”.

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