Azimut: operazione convenienza sulla performance fee

Il contenimento dei costi per la clientela si ribadisce come uno dei temi caldi post Mifid 2 per le reti di consulenza . In tal senso il gruppo Azimut, uno dei principali player del mercato in Italia, ha comunicato di aver sottoposto all’autorità di vigilanza lussemburghese una nuova metodologia di calcolo delle commissioni variabili (“performance fees”) sui fondi lussemburghesi, che risulterà in una significativa riduzione dei costi variabili per i clienti, in linea con quanto indicato dai principi IOSCO.

Più precisamente, il nuovo metodo sottoposto si baserà su un calcolo annuale a benchmark più uno spread collegato alle diverse categorie di prodotto, e, al contempo, contemplerà un incremento di ca. 50bps delle commissioni fisse. Il TER per i clienti sarà mantenuto in linea con quello applicato dai concorrenti e dagli altri operatori di mercato.

La società si riserverà di fornire nuove informazioni e maggiori dettagli sulla nuova struttura commissionale una volta concluso l’iter autorizzativo con le autorità di vigilanza competenti.

Pietro Giuliani (nella foto), Presidente di Azimut Holding, commenta: “Come abbiamo già fatto in Italia nel 2005, e come hanno già fatto recentemente solo alcuni dei nostri concorrenti, ci allineiamo alle best practices indicate dalle linee guida IOSCO sul tema delle performance fees, mantenendo un TER sostanzialmente inalterato ed in linea con i valori dell’industria. Quello che tuttavia mi meraviglia è la continua attenzione sul tema delle commissioni di performance, quando nel 2018 i nostri clienti hanno pagato in media solamente 14bps, a fronte di una performance media ponderata netta al cliente che rimane ben superiore all’industria italiana sul lungo periodo. Di fatto dall’inizio dell’anno la nostra performance media ponderata netta al cliente è +3%superiore a quella dell’industria (Indice Fideuram) di oltre l’1%.”

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