Consulenti, i robot sono già qui

La consulenza robot sta arrivando in Italia, anche se a rilento. Un fenomeno già diffuso altrove, ma che continua a creare qualche apprensione ai professionisti in carne e ossa. Per fare luce sulla situazione, Consob ha pubblicato un nuovo quaderno sul tema della digitalizzazione della consulenza in materia di investimenti finanziari. Il lavoro traccia una ricognizione del fenomeno in Italia e valuta possibili profili di attenzione per la tutela dell’investitore retail. Nel complesso, hanno partecipato alla ricognizione 20 operatori, di cui dieci banche (gruppi universali o banche-reti), sei providers di servizi online dedicati anche agli investitori retail, un asset manager che offre servizi online dedicati agli investitori professionali e tre software houses. La partecipazione è avvenuta su base volontaria, anche grazie alla collaborazione di ABI, Ascofind e Assoreti.

I robot advice in Italia: ancora poco diffusi

Il fenomeno dei robot advice è ancora poco diffuso in Italia. Almeno stando alle evidenze del lavoro di Consob: “Se si escludono due operatori che segnalano rispettivamente circa 3.500 e 10 mila clienti (corrispondenti a masse under advice pari all’incirca a 160 e 200 milioni di euro; dati a marzo 2017), gli altri casi contano ancora un numero estremamente ridotto di clienti (meno di 50)”, si legge sul rapporto. Il dato pare essere in linea con quanto rilevato dalla stessa Consob in uno studio del 2016, dove emerse che solo il 15% degli investitori era interessato alla consulenza automatizzata. Ma questo, tuttavia, non è necessariamente indicativo di sviluppi futuri.

A chi interessano e chi li evita

Uno sondaggio precedente condotto da Consob, datato 2017, e citato nel nuovo quaderno, traccia l’identikit dell’investitore interessato ai robot advisor. “L’interesse per il servizio (espresso dal 15% degli intervistati) è più frequente tra gli uomini, i soggetti con elevati livelli di istruzione e alfabetizzazione finanziaria e i più giovani (ai quali si associa un livello di cultura digitale mediamente più elevato)”. Un altro sondaggio condotto da Consob, in collaborazione con l’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei consulenti finanziari (OCF), l’Università di Roma Tre e GfK Eurisko, “emerge, tuttavia, che i risparmiatori potrebbero risultare più propensi a fruire del servizio di consulenza automatizzata se esso fosse offerto da uno dei digital champions (ossia Google, Amazon, Facebook, Apple), in ragione di una propensione a fidarsi di operatori che hanno ormai da tempo guadagnato una reputazione di efficienza e affidabilità nel campo dell’e-commerce”.

Le prospettive del robo advice in Italia

I dati raccolti dal lavoro di Consob, mostrano che l’offerta di robo advice comincia a muovere i primi passi anche nel mercato italiano, con caratteristiche che la rendono soltanto in parte assimilabile a quella maturata in altri contesti. L’analisi giuridica suggerisce un atteggiamento di tipo wait and see, in cui possono eventualmente trovare applicazione strumenti di soft-regulation (come, ad esempio, linee guida), e un approccio di vigilanza di tipo forward-looking, coerentemente con i principi individuati dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea noti come approccio per attività, neutralità tecnologica e proporzionalità rispetto ai rischi potenziali.

Clicca qui per leggere il quaderno di Consob

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