Truffa diamanti, “margini fino al 18% per la banche”

Emergono nuovi dettagli sulla presunta truffa dei diamanti venduti agli sportelli bancari. Risulterebbero coinvolti, secondo le ipotesi degli inquirenti, molti funzionari e direttori di filiale di Unicredit, Banco Bpm, Mps, Banca Aletti e Intesa Sanpaolo. In pratica, nelle filiali ci sarebbe stato l’intento di spingere per la vendita ai clienti i diamanti di Intermarket diamond e di Diamond private investment, società indagate per le ipotesi di reato di truffa aggravata e autoriciclaggio (i diamanti sarebbero stati venduti a un prezzo superiore al loro reale valore, ndr).

Per le banche intermediazioni con margini fino al 18%

Il Sole 24 Ore, cita le dichiarazioni di un testimone dell’inchiesta, un direttore di filiale di Unicredit secondo il quale la sua “banca aveva un ritorno del 18%” sulla vendita di questi prodotti, nove volte maggiore rispetto ad altri analoghi come obbligazioni italiane ed estere. Mentre in un’audizione di fronte ai pm, un direttore di filiale di Banco Bpm ha detto che la banca “percepiva una commissione di circa il 15%”. 

La posizione delle banche

Intanto, nella giornata di ieri, sono emerse le posizioni delle varie banche coinvolte. In particolare, Mps, Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno già risarcito i propri clienti al 100%. Mentre Banco Bpm ha diffuso una nota stampa, spiegando che la segnalazione a Idb della clientela è avvenuta tra il 2003 e il 2006, dunque prima della fusione tra Banco Popolare e Bpm. L’istituto, in ogni, caso ha detto di aver già accantonato nei bilanci le somme necessarie ad affrontare eventuali vertenze.

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