Truffa diamanti: arriva la task force

Cento funzionari per gestire una pioggia di conciliazioni e cause provenienti da clienti infuriati per essere stati toccati dalla presunta truffa dei diamanti. E’ questo il piano di Banco Bpm per tamponare lo scandalo e uscirne rapidamente. La scorsa settimana, l’istituto guidato dall’ad Giuseppe Castagna si è visto sequestrare 84,6 milioni di euro dagli inquirenti. Anche se nei suoi bilanci la banca avrebbe già accantonato 300 milioni di euro per affrontare le conseguenze della vicenda, come si legge su Milano Finanza.

La posizione di Bpm: già rimborsati un terzo dei reclami

Per quanto riguarda Banco Bpm, i fatti oggetto dell’inchiesta della Procura di Milano sarebbero avvenuti dal 2003 al 2016, cioè antecedenti alla fusione tra il Banco Popolare e la Bpm. Finora, si legge sempre su MF, un terzo dei reclami presentati agli sportelli di Bpm sono stati chiusi con accordi transattivi, con percentuali di rimborso in parecchi casi vicine al 100%. E giovedì la dirigenza dell’istituto si riunirà per fare il punto sullo scandalo ed eventualmente prendere iniziative nei confronti dei funzionari indagati.

L’inchiesta sulla truffa dei diamanti: la vicenda

La scorsa settimana l’inchiesta della Procura di Milano aveva portato al sequestro di 700 milioni di euro complessivi ai danni di cinque banche: Unicredit, Intesa, Mps e, appunto, Banco Bpm e la sua controllata Banca Aletti. Tutto sarebbe partito da due società: la fallita Intermarket Diamond Business di Milano e la Diamond Private Investment di Roma. I reati ipotizzati dagli inquirenti sono truffa aggravata e autoriciclaggio per aver venduto, tramite i canali bancari, diamanti a un prezzo superiore a quelli corrispondenti al reale valore. Inoltre, risultano indagati diversi funzionari delle banche citate: dalle carte dell’inchiesta, si apprende che in alcuni casi le banche avrebbero ottenuto margini fino al 18%.

 

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