In base a una sentenza della Cassazione, lo Stato può ricalcolare i rendimenti sui buoni postali emessi prima del 1999. Basta un decreto ministeriale e chi ha investito in buoni fruttiferi potrebbe vedersi cambiare il tasso di interesse. Anche senza essere informato. Come scrive MF, il provvedimento delle Sezioni Unite, emesso lo scorso 11 febbraio, ha ribaltato una sentenza precedente del 2007.
I motivi della sentenza
In quell’occasione la corte specificò che sottoscrivere un buono postale equivale a firmare un contratto, per cui i termini non possono essere modificati successivamente. Però la nuova sentenza smentisce tutto: l’investimento in buoni fruttiferi postali, infatti, era regolato da una vecchia legge del Codice Postale, che risale al 1973, e in cui all’articolo 173 si diceva che “le variazioni del saggio d’interesse sono disposte con decreto del ministro per il Tesoro”. Il Codice postale fu abrogato nel 1999 dal decreto legislativo 284, con cui si è stabilito che libretti e buoni sottoscritti in precedenza continuavano a essere validi secondo le leggi anteriori. Da qui, trae fondamento la sentenza della Cassazione.