Consulenti: la morte del Cholismo

Se all’andata della semifinale di Champions tra Juventus e Atletico Madrid avevamo colto l’occasione per dare qualche consiglio ai consulenti finanziari, dobbiamo riconoscere che anche il ritorno offre spunti per riflettere. Come è andata lo sappiamo bene: la classe dei giocatori juventini ha massacrato la “garra” di quelli dell’Atletico, comunque ottimi professionisti.

Quella che è andata in scena lo scorso martedì sera è la morte (non si sa se definitiva o momentanea) del Cholismo, un modo di giocare che punta tutto sulla prestazione atletica e la cattiveria agonistica. Ed è proprio qui che ci è venuta in mente una innegabile analogia con l’attualità del mondo della consulenza.

Già, perché Mifid 2 ha messo al centro dell’attività del professionista la formazione. Il consulente del futuro deve essere preparato (esistono degli obblighi ben precisi, lo sapete), cuore e volontà non bastano. Serve la tecnica insomma.

Quante volte ci siamo detti che in un mercato sempre più concentrato, dove il “costo” della consulenza dovrà essere sempre di più giustificato di fronte al cliente, le competenze del professionista dovranno necessariamente essere eterogenee e solide? Non basta più saper fare bene una cosa sola, serve preparazione. E, diciamocelo senza ipocrisie, pure un certo talento.

Perché il solo impegno potrà portarci magari a ottenere qualche vittoria, ma non l’eccellenza. E la tripletta di Cristiano Ronaldo è lì a dimostrarlo: cattiveria agonistica ovviamente, ma anche preparazione, competenze e il fuoco sacro del genio. Sarà poco consolatorio dirlo, ma con il solo impegno non si va da nessuna parte. Il “Cholismo” non si addice all’advisory.

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