Driscoll (T.Rowe Price): “Il Prezzo del petrolio? Potrebbe scendere fino a 30 dollari”

Shawn Driscoll, gestore del fondo Global Natural Resources Equity di T. Rowe Price (nella foto), spiega a Bluerating.com le sue strategie di gestione nel settore delle risorse naturali. Secondo Driscoll, nel settore delle commodity ci sono opportunità all’interno di un ciclo secolare ribassista.

Qual è il vostro approccio all’investimento nelle risorse naturali e come si è evoluto negli anni?

Il nostro team ha attraversato numerosi cicli delle commodity e ha sviluppato una comprensione approfondita di come la performance delle varie risorse è influenzata dai trend macroeconomici e settoriali. Da oltre 50 anni svolgiamo con continuità una ricerca estensiva, di cui oggi possono quindi beneficiare i nostri analisti, che possono inoltre usufruire dell’ampia piattaforma di ricerca globale di T. Rowe Price, in quanto i settori nei quali investiamo hanno un’estensione globale.Facciamo affidamento sul nostro processo di selezione bottom-up e sul nostro approccio, che prevede di acquistare e tenere in portafoglio le azioni di una selezione variegata di società di risorse naturali con fondamentali e bilanci solidi e un team di management talentuoso. Abbiamo un portafoglio ben diversificato tra i vari settori delle risorse naturali, per ottenere un profilo di rendimento più consistente e con minore volatilità.

 

Quali sono i vantaggi di allocare parte del proprio portafoglio alle risorse naturali?

Anzitutto, l’investimento nelle risorse naturali storicamente ha fornito una copertura efficace contro l’inflazione e la deflazione. Inoltre, le azioni delle aziende di risorse naturali hanno spesso avuto una performance parzialmente inversa a quella dell’azionario complessivo. Di conseguenza, il settore può fornire diversificazione e aiutare a compensare una performance debole dell’equity globale. Le commodity offrono anche una diversificazione in termini valutari, avendo una correlazione negativa con il dollaro.

 

Qual è il vostro outlook a lungo termine sui prezzi del petrolio, alla luce della grande volatilità che ha caratterizzato gli ultimi anni?

Anche se recentemente la domanda è stata molto forte, ci troviamo da tempo in un mercato globale caratterizzato da un eccesso di offerta, trainato dall’impennata della produzione e della produttività dello shale oil negli Stati Uniti. A nostro avviso, le quotazioni del greggio WTI si manterranno in media tra i 40 e i 50 dollari al barile nel lungo periodo. In ultima analisi, ciò dipenderà da quanto l’innovazione tecnologica continuerà a migliorare la produttività nell’estrazione dello shale oil. In ogni caso, guardando ai prezzi reali del petrolio nel corso del secolo scorso, valori superiori ai 40 dollari al barile (su base dollaro 2014) sono considerati insoliti.

 

E l’outlook dei prezzi per quest’anno?

Le nostre previsioni per i prezzi del petrolio nel 2019 sono contenute. Riteniamo che le stime per la produzione negli Stati Uniti siano troppo basse. Non ci sorprenderebbe se il prezzo del petrolio scendesse a 30 dollari al barile quest’anno o nel 2020 per via della saturazione del mercato.

 

I titoli azionari energetici e delle commodity hanno sottoperformato i mercati nel complesso nel 2018 e negli ultimi 5 e 10 anni, con il crollo dei prezzi delle commodity. Qual è il vostro outlook a lungo termine per questi asset?

Crediamo che il ‘super-ciclo’ delle commodity iniziato nel 2000 sia terminato nel 2011, e che ci troviamo ancora nel mezzo di un ciclo secolare ribassista, spinto da uno sbilanciamento a lungo termine tra domanda e offerta globale. Di conseguenza, prevediamo un quadro di prezzi bassi per il petrolio e le commodity nel lungo periodo, interrotto da periodi relativamente brevi di sovraperformance.

I prezzi delle commodity sono ciclici e tendono a muoversi all’unisono, con cicli che storicamente durano dai 15 ai 20 anni. Nel corso di questi periodi possono verificarsi dei rally di breve periodo dovuti a distorsioni cicliche, che però non cambiano l’outlook fondamentale di lungo periodo. Sono state introdotte grandi quantità di capitale e di innovazione tecnologica nella produzione di energia, e l’aumento della produttività continua a sgonfiare la curva dei costi di produzione del petrolio. Ci aspettiamo che questo trend prosegua ancora a lungo.

Qual è l’impatto dello shale oil sui mercati delle commodity?

Dal 2006, quando è iniziata la produzione di shale oil su vasta scala, nei principali bacini statunitensi la produttività è cresciuta ad un tasso annuale eccezionale di circa il 36%[1]. Le nuove formazioni di shale – come quelle in Nord Dakota, Texas e New Mexico – ora contribuiscono per una porzione significativa all’incremento annuale dell’offerta globale.

In effetti, gli Stati Uniti ormai rivaleggiano con l’Arabia Saudita e la Russia come leader nella produzione totale di petrolio a livello globale. Sebbene circa il 43% della produzione globale sia riconducibile all’OPEC, gli USA hanno contribuito per più del 61% all’incremento dell’offerta globale tra il 2008 e il 2017, e per circa il 70% nel 2018[2]. Ci aspettiamo che la produzione statunitense di petrolio continui a sorprendere gli investitori e che la curva dei costi continui ad abbassarsi. Perciò, le condizioni attuali di eccesso cronico dell’offerta di petrolio potrebbero prolungarsi per anni.

 

Quali sono le migliori opportunità di investimento in questo ciclo ribassista secolare per le commodity?

Nel complesso, abbiamo un atteggiamento difensivo con un focus sulla crescita a lungo termine e sull’alta qualità, attraverso bilanci sani e bassi costi. Sebbene la nostra gamma di opportunità si sia ristretta, continuiamo a trovarne in alcune aree selezionate. Una prima categoria di società interessanti è quella dei grandi produttori di petrolio integrati con una leva finanziaria e operativa e bilanci in ordine. Queste qualità diventano sempre più importanti a mano a mano che i prezzi del petrolio diminuiscono. Altre aziende a cui guardiamo con attenzione sono le raffinerie destinate ad avere buoni margini mentre le scorte di greggio crescono e le scorte di prodotto rimangono stabili, come Valero Energy, una delle nostre 10 posizioni principali in portafoglio. Sono interessanti anche le società di commodity che beneficiano di minori costi degli input e di trend favorevoli della domanda, come le aziende chimiche specializzate e le industrie dell’imballaggio. Infine, vi sono opportunità tra le società di esplorazione e produzione di energia con bilanci solidi in grado di ridurre i costi e generare profitti e flussi di cassa anche quando i prezzi degli idrocarburi finiscono sotto pressione. In particolare, privilegiamo alcuni produttori nordamericani di shale oil con attività nel Bacino del Permiano in Texas, come Concho Resources e EOG Resources, due delle nostre 10 top holding in portafoglio.

[1]Fonte: U.S. Energy Information Administration

[2]In base ad una ricerca di BP Statistical Review e T. Rowe Price

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