Una raccolta netta pro capite di 1,4 milioni di euro. E’ il risultato raggiunto dai consulenti finanziari italiani lo scorso anno, secondo la Relazione Annuale 2018 di Assoreti, diffusa il 3 aprile. Si tratta di un dato non particolarmente sodisfacente perché, confrontato con quello del 2017, segna una flessione del 23,7%. Sulla carta, dunque, i consulenti finanziari sono stati meno produttivi perché hanno rastrellato meno soldi sul mercato. Tuttavia, Assoreti evidenzia che questo calo è dovuto per lo più a motivi congiunturali, cioè alla flessione dei mercati, e non è legato ai modelli di business adottati dalle reti”
MENO PROFESSIONISTI- Tra il 2018 c’è stata anche una flessione marginale anche nel numero dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede attivi in Italia e realmente operativi, cioè con portafoglio maggiore di zero, appartenenti al sistema Assoreti. I professionisti con un mandato dagli intermediari associati alla fine del 2018 erano in totale 22.034, contro i 22.127 unità del 2017. La flessione è pari a un marginale -0,4%.
PIU’ CLIENTI – Alla fine del 2018, i clienti dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede delle imprese iscritte ad Assoreti erano in totale 4,222 milioni contro i 4,049 milioni del 2017 (+4,3% su base annua). Inoltre, è cresciuto il numero di clienti seguito mediamente da ogni financial advisor: dai 183 del 2017 si è passati ai 192 del 2018.
Il portafoglio medio gestito da ogni consulente finanziario ha raggiunto valore massimo di 24 milioni di euro alla fine settembre, per poi ridursi a 23,3 milioni nei mesi successivi, soprattutto per effetto del calo dei mercati. In sintesi, dalla Relazione Annuale di Assoreti emerge un quadro ancora sostanzialmente positivo della consulenza finanziaria italiana. Il settore è ancora in salute, i clienti sono cresciuti ma non va dimenticato un elemento importante: il calo dei mercati (come quello avvenuto nel 2018 in più fasi) può rovinare la festa che dura da 10 anni.