Consulente, ecco come diventare un perfetto professionista digitale

In un’epoca caratterizzata dall’ascesa del mondo digitale, il professionista dell’advisory deve sapersi esprimere con efficacia attraverso i nuovi canali di comunicazione. Per aiutarlo in tal senso vi proponiamo di seguito un interessante approfondimento a cura della brand & communication manager Roberta Voiglio, tratto dal blog Benessere Patrimoniale. Buona lettura.

Parlare di strategia per il professionista digitale sembra ormai banale e ripetitivo da parte mia, tuttavia, rimanere ferma su quello che è il punto dal quale tutto deve partire per garantire l’efficacia dei risultati è ciò che mi permette di lavorare sugli obiettivi e non su azioni salva buchi, sovente motivo di sperpero e insoddisfazione.

Siamo ormai abituati ad una società “veloce”, alle cose che fanno cose, a servizi che semplificano processi, a prodotti che “risolvono”; ebbene, nonostante tutto questo, se parliamo di strategia digitale, niente potrà sostituire il tempo, la costanza e la dedizione che la persona dovrà mettere a budget.

Sì, quando parliamo di personal branding il soggetto è la persona, anche a livello operativo e l’attesa, (essa stessa), è ciò a cui non siamo piu’ abituati ma, l’attesa strategica, è quanto mai fondamentale per la riuscita di un piano di marketing.

Warren Buffet diceva: “non si può fare un bambino in un mese mettendo nove donne incinte”, l’attesa è ciò di cui abbiamo bisogno e saper rispettare i processi e le evoluzioni della situazione diventa necessario.

Il principio della strategia digitale per il professionista non è diverso da quello che da sempre è stato l’approccio promozionale della professione, parliamo sempre di marketing relazionale con la differenza che a supporto si ha a disposizione il web con i suoi strumenti, fonte di più occasioni ed opportunità di business e visibilità verso il proprio target di riferimento.

La strategia per il professionista digitale necessita di tre condizioni: conoscenza, tempo e costanza.

1. Conoscenza: “la conoscenza è potere”. Conoscere la propria materia, essere aggiornati e specializzati in un ramo specifico del proprio settore permette lo sviluppo di argomenti e contenuti di valore, quelli che rispondono ad esigenze specifiche e che informano il proprio pubblico. Essere utile diventa motivo di autorevolezza e contribuisce ad aumentare la visibilità.

2. Tempo: è una variabile fondamentale, è ciò che fa davvero la differenza tra efficacia e mediocrità di un piano strategico. Il professionista non può delegare la propria comunicazione come fosse un servizio ma partecipare e rendere l’attività di sviluppo, parte integrante del proprio lavoro.

3. Costanza: nessun piano strategico digitale può fuzionare se non si da continuità alla strategia. Fare personal branding non vuol dire solamente sviluppare la propria immagine con un sito personale, scrivere contenuti ed essere presente sui profili sociali ma vuol dire anche interagire, condividere e partecipare. E’ difatto un passaparola e come tale, funziona solo quando ci si fa prima conoscere, come professionisti e come persone.

Sapete cosa mi piace dell’arte della strategia?

Mi piace il fatto che aiuta a sviluppare, sensibilità, empatia e sesto senso, rende curiosi, attenti, riflessivi e tenaci… tutte qualità che servono per capire anche quando non c’è bisogno di nessuna strategia per ottenere un risultato.

L’autenticità e partire da se stessi sono ciò che va capito fin da subito se il proprio lavoro aspira a relazioni professionali a medio/lungo termine, perchè prima di ogni prodotto o servizio, i clienti “comprano” la persona che li seguirà, che li aiuterà nelle proprie scelte e che li assisterà all’occorrenza.

Vogliamo essere noi quella persona? Mettiamoci in gioco e riscopriamo l’attesa.

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