Truffa diamanti: quanti regali ai dirigenti delle banche

Reperti archeologici e lussuosi soggiorni nei centri benessere. Sarebbero stati questi i regali elargiti dalla Intermarket Diamond Business (Idb) e dalla Diamond Private Investment (Dpi) ai massimi dirigenti delle banche coinvolte nello scandalo dei diamanti venduti a prezzi gonfiati. La popolare trasmissione di Rai 3, Report, è tornata sulle tracce di un vicenda ancora irrisolta e da lei svelata nel 2016. Se, infatti, i clienti di Intesa Sanpaolo, Unicredit ed Mps sono stati interamente rimborsati dell’investimento dopo l’esplosione del caso, che ha visto attivarsi anche la Procura di Milano, quelli di Banco Bpm sono alle prese con rimborsi parziali, valutati caso per caso, senza il ritiro della pietra (che in molti casi, peraltro, è in mano al curatore della fallita Intermarket Diamond Business). 

Come ha ricordato il servizio, Idb e Dpi avrebbero venduto per anni diamanti con un prezzo maggiorato fino a tre volte rispetto al reale valore, appoggiandosi agli sportelli bancari di tutta Italia. A seguito dell’inchiesta della Procura di Milano, a febbraio sono stati sequestrati 700 milioni di euro alle due società e per le 5 banche coinvolte: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Montepaschi di Siena e Banca Aletti. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, anche quella del reato autoriciclaggio: con la Intermarket Diamond Business e la Diamond Private Investment avrebbero reinvestito milioni di euro per l’acquisto di altri diamanti.

Secondo report, Banco Bpm percepiva il 24,5% di commissioni dalla vendita dei diamanti in filiale. Un funzionario di Intesa Sanpaolo, intervistato con il volto oscurato, ha parlato di “pressioni abbastanza consistenti che ci imponevano di incontrare clienti per presentarli a un incaricato della ditta che vendeva direttamente diamanti”. Sempre lo stesso funzionario ha spiegato cosa veniva detto ai clienti in filiale: “Dicevano che i diamanti avevano una quotazione ufficiale su Il Sole 24 Ore, ma non era così: era semplicemente un inserto pubblicitario”. Vi sarebbero state poi pressioni per raggiungere risultati: “Le pressioni avvengono quotidianamente: pubblicano classifiche, graduatorie, viene indicato in maniera negativa chi è ultimo in classifica. A volte si arriva anche a minacce di trasferimento in caso di mancato raggiungimento di risultati. Ho visto persone trasferite per non aver raggiunto risultati”.

E se da una parte c’erano pressioni, dall’altra si incentivava la vendita di diamanti attraverso il riconoscimento di vari benefit: a Mps, come dimostra un documento interno mostrato da Report, chi otteneva almeno 5 appuntamenti con Dpi otteneva in premio un paio di orecchini con diamanti del valore di 250 euro. Chi, invece, raggiungeva le 15 segnalazioni aveva in regalo un solitario con diamante del valore di 900 euro. Gli stessi benefit venivano riconosciuti ai capi area.

La Intermarket Diamond Business, invece, offriva ai banchieri un week end per due persone in una struttura alberghiera di lusso, con pensione completa e pacchetto spa. Sui computer della società, spiega Report, gli investigatori hanno trovato un file rinominato “Lista regali”.

All’interno i nomi dei top manager che avrebbero ricevuto dalla società i pacchetti omaggio: tra cui alcuni nomi grossi come, tra gli altri, gli ex Unicredit Federico Ghizzoni e Gabriele Piccini, Leonello Guidetti ex ad di Banco Popolare e Leonardo Profumo, all’epoca ai vertici di Mps, e Maurizio Faroni, ex direttore generale di Banco Bpm.

Secondo le ricostruzioni del servizio, ai top manager venivano inviati anche preziosi reperti archeologici dell’antica città di Palmira, in Siria, oppure altre sculture oggetti del periodo romanico: datati fino al sesto secolo avanti Cristo. Il tutto, per un controvalore di migliaia di euro.

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