Consulenti, doppia gaffe di Savona

Paolo Savona (nella foto), nominato presidente della Consob dal governo gialloverde, ci prova gusto con le gaffe. Aveva iniziato a Milano il 14 giugno quando proprio nella sua prima relazione da presidente dell’Authority aveva quasi confuso la “caverna di Platone” con quella da lui erroneamente definita “di Socrate”.

Ieri Savona è tornato a scivolare, questa volta a Roma presentandosi a parlare a braccio all’incontro annuale dell’Ocf dove è stata presentata la relazione annuale (vedi notizia). Savona ha esordito con queste parole: “Io sono un utente della consulenza indipendente”, aggiungendo che i “consulenti indipendenti non hanno il problema di conciliare gli interessi del cliente con quelli dell’impresa”. Savona non ha studiato: il termine “consulente indipendente”, infatti, non esiste all’interno del “vocabolario” dell’Albo su cui vigila l’Organismo. Esistono soltanto – come frutto di un lungo dibattito durato anni – le società e i consulenti finanziari autonomi, che operano con la modalità del fee only, e quelli non autonomi, classificati come abilitati all’offerta fuori sede, che lavorano per una società mandante, ovvero una delle tante banche-reti attive in Italia.

E’ sconcertante inoltre che Savona abbia citato – erroneamente, ripeto – solo i consulenti “indipendenti” che iscritti all’Ocf sono 204 rispetto agli oltre 55mila “non indipendenti”. Ma qualcuno, prima, ha spiegato all’emerito presidente Consob da chi e come è composto l’Albo?

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