IWBank come il Milan di Sacchi

Uno più uno fa due, lo insegna la matematica. Ma le addizioni non contemplano il concetto di sinergia, che appartiene invece al nostro vissuto quotidiano. L’unione fa la forza, si è soliti dire, così unendo l’impegno e il talento di diversi solisti si può ottenere qualcosa di unico e straordinario, che va al di là del valore dei singoli. Per questo è fondamentale essere una squadra, perché in un team “uno più uno” può fare tre o persino di più. Questa logica appartiene anche al mondo della consulenza finanziaria, dove per crescere e puntare a obiettivi ambiziosi bisogna essere capaci di creare un’alchimia di gruppo eccezionale, frutto della combinazione di singoli percorsi di eccellenza. È questa la filosofia che Dario Di Muro, direttore generale di IWBank Private Investments, vuole trasmettere alla propria squadra, perché le sfide più importanti si vincono tutti insieme.

Lo scorso ottobre ha iniziato la sua avventura in IWBank Private Investments. Vuole tracciare un primo bilancio della sua esperienza?
Sono entrato dando quasi per scontato che la società fosse al top dal punto di vista della tecnologia e delle soluzioni più moderne offerte ai clienti, avendone poi la conferma dal vivo. Ciò che invece mi ha sorpreso è stato constatare l’incredibile qualità del capitale umano di questa realtà, una società composta da persone le cui competenze vanno al di là degli abituali standard del mercato. Dato che ci troviamo in un contesto storico dove la preparazione è fondamentale, avere risorse di questo tipo è sicuramente un valore aggiunto importantissimo.

Uno dei temi sui quali ha voluto puntare molto è il valore dell’architettura aperta. Cosa la porta a credere fortemente in questo modello, visto che, dopo Mifid 2, alcune realtà sembrano optare per scelte opposte?
Il concetto è di derivazione sportiva: per Dna noi italiani siamo abituati a giocare in difesa. Una tendenza che si accentua nei momenti di incertezza, cosa che sto vedendo accadere sul mercato. Noi vogliamo andare in controtendenza, puntando all’attacco, ma al tempo stesso interpretando appieno lo spirito della normativa. Questo significa trasparenza massima verso i clienti e focus sulla libertà operativa del professionista. Credo che questo sia l’atteggiamento giusto per puntare anche a una significativa crescita delle masse.

A gennaio lei ha dichiarato la volontà di inserire 100 nuovi professionisti in organico nel 2019. Come sta andando il reclutamento?
Confermo assolutamente questi obiettivi e finora i numeri ci confortano in tal senso, anche grazie alla capacità attrattiva di questo modello di business nei confronti di professionisti di fascia alta.

Perché un consulente dovrebbe scegliere IWBank PI come partner lavorativo?
Offriamo massima libertà, architettura aperta, piattaforme digitali di ultimissima generazione e una capogruppo solida, il gruppo Ubi Banca, tra i principali gruppi bancari d’Italia, che può offrire tutto il supporto necessario per il cliente, grazie anche agli oltre 1.500 sportelli presenti sul territorio nazionale. Si tratta quindi di una combinazione ottimale tra il modello di business e il supporto all’operatività del professionista.

Sempre più reti stanno rafforzando i servizi dedicati al wealth management. Quali sono le vostre strategie?
Con la unit IWBank Wealth Management stiamo andando verso questa direzione ormai da qualche tempo, con una trentina di wealth banker dal portafoglio medio di circa 60 milioni. Abbiamo quindi posto le nostre fondamenta e ora stiamo cercando di accelerare con formazione, servizi e prodotti ad hoc per questa tipologia di offerta, specie in riferimento alla corporate advisory.

Un altro spunto offerto dal mercato è l’ascesa del tema della sostenibilità. Come si coniuga questa tematica con il mondo IWBank Private Investments?
Io interpreterei il concetto di sostenibilità nell’accezione più ampia: un modello di business che allinea gli interessi del cliente a quelli del consulente e dell’azienda, un motore che consuma poco e non inquina volendo rappresentare questo concetto con una metafora. Per quanto riguarda invece il singolo investimento, i prodotti Esg sono sempre più richiesti dalla clientela e fanno parte del nostro Dna. Attualmente il 20% delle nostre masse è investito in prodotti dall’elevato profilo di sostenibilità e negli ultimi anni il gruppo ha collocato più di un miliardo di bond sociali destinati a più di 90 progetti con un impatto sociale tangibile.

Dopo la convention di inizio anno, intitolata Now!, ha già in mente quale potrebbe essere il leitmotiv della prossima?
I temi forti che abbiamo proposto nell’ultima convention ci rappresentano pienamente e sono ancora assolutamente attuali, motivo per cui li confermeremo anche nei prossimi eventi. Vogliamo giocare un ruolo di primo piano nel mercato e l’ultima convention ha dato solo il calcio di inizio.

Ha detto che volete giocare in attacco. Ebbene, a quale attaccante spera si possa ispirare la sua rete e perché?
Più che su un nome, anche qui voglio ragionare in ottica di squadra. Dovendo scegliere un riferimento, direi il Milan di Sacchi: un gioco di squadra eccezionale che ha saputo valorizzare delle straordinarie singolarità.

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