Enasarco e il populismo della protesta

Prosegue il dibattito intorno a Enasarco. Oggi vi proponiamo una riflessione a cura di Manlio Marucci, segretario generale di Federpromm che parla sì delle problematiche della Fondazione, ma al contempo punta il dito anche su alcune dinamiche di protesta emerse negli ultimi tempi…

Da diverso tempo si assiste ad un inasprimento delle posizioni tra le varie organizzazioni rappresentate nella compagine degli organi sociali della Fondazione Enasarco  e ora – avvicinandosi il periodo delle nuove elezioni, primavere 2020 – i termini del confronto  sono diventati elemento strumentale e di attacco alla gestione e alla governance di tale Ente previdenziale che faticosamente riesce a dare soluzioni funzionali e plausibili a tutta la platea degli oltre 230mila iscritti tra pensionati, attivi e silenti.  E’ la manifestazione – secondo alcune opinioni espresse dal delegato dell’assemblea, Manlio Marucci – del basso livello manifestato da una classe dirigente che stenta a capire la natura dei reali problemi strutturali e della formazione dei processi normativi e regolamentari che ha nel corso della sua storia  creato  posizioni di una sovrastruttura di potere  funzionalmente integrata condizionandone  nel tempo e nello spazio  il suo processo di sviluppo.    Purtroppo gli appetiti – afferma lo stesso delegato – crescono con il crescere della voglia di modificare i rapporti di forza esistenti e ne sono espressione gli schieramenti che si vanno determinando tra i vari soggetti che in questi giorni appaiono in primo piano sulla stampa  nel denunciare inefficienze e cattiva gestione, sia sul versante dell’attuale  establishment  che di coloro che si ergono oggi a rappresentare il nuovo quando “viaggiavano a braccetto” – ponendo con enfasi  il programma di idee innovative e mai concretizzatesi oggettivamente in questi anni – con l’attuale presidenza. Basti ricordare la dura posizione espressa sui silenti (sic!). Ci sarebbe da affermare: ma dov’erano questi populisti della protesta quando comodamente sedevano nelle aule decisionali dell’Ente  o addirittura presiedevano varie importanti Commissioni nelle scelte sugli investimenti ? Mah! Purtroppo è l’Italia delle didascalie: in realtà dietro la crosta sottile dei candidati che si ergono alla futura governance della Fondazione che vanta un patrimonio di oltre 7,5miliardi di euro  vi è un conformismo e mormorazione che non scalfisce il potere reale. Sfugge la sostanza di un autonomo giudizio che risulti da un reale dibattito di idee su cose e dati riferiti alla reale situazione della categoria degli agenti e consulenti finanziari, ed è solo grazie alla costanza e preparazione professionale di tutto il personale  e quadri dirigenti di uno dei più importanti Enti di previdenza in Italia che vengono soddisfatte le varie prestazione agli iscritti e pensionati. Forse c’è un revival nell’affermare lo slogan, si stava meglio quando si stava peggio.   Sarebbe utile – conclude  Marucci – dimostrare con coerenza ai “moralisti della protesta” che mentre dichiarano a spada tratta di voler cambiare la governance in Enasarco e di rivoluzionarne il suo modus operandi, si preparano  in realtà a mantenere lo status quo. Un coro di solisti che aspetta l’imprimatur. 

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