Carige, famiglia Malacalza all’angolo

Una coltre nebbia continua ad avvolgere le sorti di Banca Carige. Manca una settimana circa all’assemblea chiamata a decidere sul futuro dell’istituto e ad oggi la famiglia Malacalza non si è ancora espressa su un possibile piano, anche perché tuttora non sembra esserci spazio per aprire una trattativa con il primo azionista.

Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, nelle ultime settimane gli imprenditori piacentini avrebbero inviato diverse missive ai commissari e altre controparti coinvolte nel salvataggio chiedendo informazioni sull’operazione e soprattutto sollevando il problema del suo forte effetto diluitivo.

La ricapitalizzazione da 700 milioni, nell’ambito di un piano da 900 milioni, ridurrebbe infatti la partecipazione dei Malacalza fino al 2% per lasciare spazio ai nuovi investitori a partire da Cassa Centrale Banca.

Urge difatti un intenso lavoro da parte delle società di proxy che dovranno da un lato ingaggiare gli investitori istituzionali e dall’altro stimolare la partecipazione dei piccoli o piccolissimi azionisti. Proprio martedì anche il proxy advisor Iss, come Glass Lewis, ha suggerito agli azionisti di Carige di votare a favore dell’aumento.

«Nel caso questa proposta non fosse approvata, la società non sarebbe in grado di implementare il suo piano strategico e sarebbe soggetta a misure straordinarie che potrebbero portare alla liquidazione o alla risoluzione» si legge nel report destinato agli investitori istituzionali.

 

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