Enasarco, i dubbi del Tesoro

I rapporti di lavoro dei dipendenti di Enasarco e gli inquilini morosi dei beni invenduti. Sono stati questi i temi principali sotto la lente durante l’ispezione del Tesoro dello scorso gennaio. L’istituto di previdenza guidato da Gianroberto Costa ha quindi sollevato il velo sui vari rilievi emersi dal controllo, durato per cinque mesi e il primo da quando l’ente è stata privatizzato nel 1996. Con le elezioni di Enasarco alle porte, previste ad aprile, molti consiglieri avevano fatto pressioni per vedere il corposo fascicolo arrivato dal Mef lo scorso 7 giugno.

Come scrive MF Milano Finanza, più della metà dei rilievi avrebbero a che fare con questioni riguardanti i rapporti di lavoro dei dipendenti di Enasarco, che ha fatto riscorso al suo contratto integrativo aziendale. Una scelta sgradita al ministero, secondo cui l’ente avrebbe dovuto applicare solo il contratto collettivo nazionale. Non è chiaro, poi, se a prevalere debba essere l’aspetto pubblico (visto che gli iscritti devono versare i contributi obbligatoriamente) o quello privatistico. Un nodo irrisolto che aveva portato ad applicare agli enti la spending review sulla Pubblica amministrazione partita nel 2012, contro cui gli istituti hanno fatto ricorso vincendo solo per gli anni 2012-2013. Per gli anni dal 2014 al 2018, il ministero ha chiesto a Enasarco il pagamento di 2,5 milioni di euro (che l’ente ha deciso di pagare).

Vi sarebbero, infine, criticità legate agli inquilini morosi dei beni invenduti. Situazione in parte superata poiché Enasarco ha avviato le pratiche per il conferimento di due terzi del suo patrimonio a fondi immobiliari e sta valutando la cessione della parte restante.

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