Donne nei Cda: Italia nella Top 5

Spazio alle donne. E verrebbe da dire: finalmente!

Il Credit Suisse Research Institute (CSRI) ha pubblicato oggi il suo terzo rapporto CS Gender 3000, ‘The CS Gender 3000 in 2019: “The changing face of companies”.

Il rapporto evidenzia che la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione a livello globale è raddoppiata negli ultimi dieci anni e rileva una quota di donne in posizioni manageriali più alta negli Stati Uniti e nella regione APAC rispetto all’Europa. Il rapporto ha confermato quanto emerso da precedenti ricerche, ovvero che le aziende con una
presenza più massiccia di donne in ruoli decisionali realizzano una performance migliore a livello di mercato azionario e utili.

Il nostro Istituto di Ricerca ha potuto dare in questa materia un contributo straordinario grazie alle conoscenze degli analisti globali di Credit Suisse, delineando con un approccio “bottom- up”:  un profilo degli equilibri di genere nel panorama aziendale. Questo ha consentito, non solo di eseguire un’analisi globale della diversità nei consigli di amministrazione, ma anche di valutare il ruolo delle donne all’interno e all’esterno delle posizioni dirigenziali, dopo aver individuato il mix di genere in posizioni esecutive di oltre 3000 aziende in 56 Paesi e aver analizzato 30 000 posizioni dirigenziali: tutto questo è confluito nel rapporto CS Gender 3000.

La percentuale di donne nei CdA su scala globale è attualmente pari al 20,6%: una quota quasi doppia rispetto all’inizio del decennio e del 15,3% superiore al dato rilevato nel nostro ultimo rapporto del 2016. Il quadro delineato è geograficamente disomogeneo: il Giappone si colloca ad esempio in fondo alla classifica, con appena il 5,7% di donne nei CdA, ma più vicino al 29,7% dell’Europa. In Europa sono stati compiuti i maggiori sforzi a livello governativo per migliorare la situazione della diversità di genere nei consigli.

In Nord America sono stati osservati i progressi più significativi in assenza di pressione normativa, con una rappresentanza femminile nei board aziendali passata dal 17,3% nel
2015 a quasi il 24,7% attuale. Questo chiaro miglioramento tendenziale non si riflette tuttavia nei dati del Sud America, dove la quota femminile nelle posizioni dirigenziali è aumentata solo gradualmente verso un 7,8%.

Nella regione Asia Pacific (Giappone escluso) il miglioramento è stato più lento, anche se  il quadro si presenta alquanto disomogeneo tra i Paesi, con quote che variano tra il 3% e il 30%. Sebbene la rappresentanza femminile dei CdA giapponesi, in termini assoluti, sia tutt’altro che soddisfacente (soprattutto in considerazione delle riforme e della dichiarata
politica di “Womenomics”) dobbiamo ricordare che all’inizio di questo decennio era inferiore all’39% perciò il miglioramento è stato considerevole.

Tra i Paesi con la maggiore rappresentanza di donne figurano quelli in cui si implementano quote rosa o target meno formali, come la Norvegia, la Francia, la Svezia
e l’Italia. I più elevati incrementi proporzionali negli ultimi cinque anni (tra il 9,4 e il 12,8%) sono stati invece osservati in Malesia, Francia, Australia, Germania e Austria.

Il report di Credit Suisse segnala che la quota di donne nelle posizioni manageriali dal rilevamento del nostro ultimo studio del 2016 è aumentata dal 14% al 17%. Sul piano geografico, gli Stati Uniti (21%) e la regione APAC (19%) evidenziano un maggiore equilibrio di genere rispetto a quanto riscontrato in Europa (17%). Una situazione quasi paradossale, data l’enfasi posta sulle quote rosa nei CdA in molti Paesi europei. USA e APAC hanno visto aumentare la presenza femminile nel management in modo più organico.

Tuttavia, l’effetto spillover di questo trend verso posizioni dirigenziali senior è stato limitato. Appena il 5% delle aziende esaminate nel CS Gender 3000 ha CEO donne e meno del 15% CFO donne. Le posizioni occupate dalle donne sono ancora escluse dai vertici operativi e decisionali. Un terzo di tutte le funzioni shared services è assunto da donne. Gli uomini
occupano l’80% delle posizioni di responsabilità nel settore informatico.

Patsy Doerr, responsabile globale di Diversity & Inclusion ha commentato: “È confortante notare i progressi compiuti nella maggior parte dei Paesi sul fronte delle opportunità di avanzamento e promozione professionale delle donne nelle posizioni di alto livello. Nonostante da tempo sia noto il beneficio di questa evoluzione per le aziende, grazie a studi come il CS Gender 3000 e al nostro costante impegno in questo campo di ricerca, siamo in grado di trarre conclusioni sempre più certe su come è possibile realizzare un ambiente di lavoro equo e inclusivo.”

Giorgio Vio, alla guida del Private Banking di Credit Suisse in Italia afferma: “Secondo la nostra metodologia, il trend tra le aziende italiane è positivo. Ogni anno a partire dal 2015, abbiamo visto un aumento della percentuale di donne nei consigli di amministrazione, che ora si attesta al 33.1%, rispetto a una media del 20,6%, mettendo l’Italia tra le prime 5 a livello globale. Quando guardiamo alle donne che hanno posizioni senior nei vertici aziendali, l’Italia registra un 16% rispetto al 17,2%. In ogni caso la metodologia mostra che l’Italia ha la proporzione più alta di donne amministratori delegati di società all’interno del campione individuato”

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