Ammettiamolo: quando compriamo una casa, una macchina o un computer, il primo prezzo che vediamo è il punto di riferimento da cui partire per confrontare il resto delle proposte riguardanti quel prodotto. Si tratta di un errore cognitivo, ovvero scorciatoie mentali o forme di semplificazione con cui cerchiamo (spesso sbagliando) di far fronte a un mondo complesso e incerto, denominato “effetto ancoraggio”. Con questo termine si intende la tendenza, quando si deve prendere una decisione, ad affidarsi in modo eccessivo alla prima informazione che ci viene offerta.
Nella vita di tutti i giorni, non è inusuale incorrere in tale euristica, e anche nel mondo finanziario non è strano incappare in questa trappola mentale, in quanto gli investitori spesso basano le loro decisioni su dati e statistiche talvolta irrilevanti. Ad esempio, un investitore potrebbe “ancorarsi” ad un certo settore d’investimento, ad un determinato titolo o ad un certo valore di riferimento, continuando a ritenerlo valido o fruttuoso.
Finanza comportamentale: l’effetto ancoraggio è rinforzato dai legami affettivi
Come se non bastasse, oltre che dalla pigrizia mentale, negli investimenti, l’ancoraggio viene spesso rinforzato anche da dinamiche affettive, ovvero si tende ad affidarsi a consigli che provengono dai nostri genitori o dagli amici.
Purtroppo è un meccanismo che agisce in maniera inconscia e per tale motivo risulta complesso intervenire prontamente. Ad ogni un antidoto esiste: il pensiero critico. Bisogna imparare a pensare oltre gli schemi a cui siamo abituati, intraprendere nuove prospettive, uscire dalla nostra zona di “comfort”.