Azimut, le ragioni di un trionfo

Gongola Pietro Giuliani, il presidentissimo di Azimut. La sua creatura ha dominato l’anno d’oro del Ftse Mib, prendendosi la maglia rosa del paniere principale di Piazza Affari con un mostruoso +123%. “Siamo andati meglio degli altri perché abbiamo portato a termine gli impegni presi con il mercato”, spiega lo stesso Giuliani a Isabella Della Valle del Sole 24 Ore, “Il nostro indice total return è ai massimi con una crescita del 1000% in 15 anni. Questo significa che chi avesse investito 100 euro nel 2004 ogni anno ne avrebbe guadagnati 67. Non solo: in questi 15 anni abbiamo presentato tre piani a 5 anni e abbiamo sempre rispettato tutti gli obiettivi”. Il gruppo intanto si prepara, entro l’estate, a presentare un nuovo piano industriale.

Il discorso poi fila via sulle ragioni che hanno portato il gruppo guidato da Giuliani a veleggiare nel 2019 verso quota 300 milioni di utile (anche se il patron sostiene che questa soglia verrà superata): “Abbiamo adottato una politica di espansione all’estero soprattutto sugli emergenti e questo ci ha permesso di ottenere performance più elevate. Investiamo in economie ad alta crescita con un tasso di sviluppo maggiore delle altre aree e poi siamo gli unici in Italia ad avere gestori operativi sui mercati 24 ore su 24”. E proprio verso l’estero volge lo sguardo Azimut, alle prese con una campagna espansionistica negli Stati Uniti: “Ormai un investitore globale come noi non può non avere presenza sul mercato americano”, afferma Giuliani, “ora abbiamo una piccola realtà di distribuzione a Miami e abbiamo intenzione di crescere sia nella parte distributiva, sia nella parte di produzione. Abbiamo inoltre creato una società di gestione di prodotti alternativi a New York”. L’idea di Azimut è di acquisire società sia sul versante distributivo che su quello della gestione. Insomma, sarà cacciatrice. E guai a chi dice a Giuliani se i suoi risultati brillanti potrebbero farla diventare una preda: “Se qualcuno ci proponesse di comprare Azimut? La risposta sarebbe sempre la stessa: no”.

 

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