Consulenti, Mifid 3 sarà solo una toppa

Di recente il Financial Times ha annunciato che l’Ue sta preparando la Mifid 3, una revisione della Mifid 2 che ha già mostrato problemi applicativi significativi da parte degli intermediari finanziari. Si continua quindi a percorrere la strada della iperregolamentazione del settore, senza comprendere che l’origine dei problemi applicativi è di natura essenzialmente culturale in quanto le regole cogenti possono essere facilmente aggirate da interpretazioni legalistiche e, nel peggiore dei casi, costituire una forma di disimpegno che giustifica, una volta rispettate le stesse, qualsiasi comportamento immorale. Ancora si ignora l’evidenza di una vasta letteratura circa i limiti dell’approccio basato esclusivamente sulle regole cogenti.

A tal proposito una ricerca (Corporate Scandals and Regulation, Luzi Hail et al., 2017) dopo aver analizzato le serie storiche di 200 anni di scandali e di attività di regolamentazione di 26 paesi, ha rivelato un’alta correlazione tra gli scandali e le normative innescate dagli stessi, dimostrando che la normativa, oltre a non riuscire a limitare in genere le cattive condotte, è predittiva addirittura dell’aumento (anziché di una riduzione) degli scandali successivi. Le spiegazioni circa i motivi del fenomeno possono senz’altro essere applicate alla serie Mifid. E dunque, cosa fare? La letteratura evidenzia che sarebbe necessario accompagnare la regolamentazione cogente con una azione culturale, finalizzata a migliorare il grado di moralità del settore finanziario con programmi di sviluppo della cultura dell’integrità degli operatori, a partire dai dirigenti apicali. Questa soluzione è anche promossa dalle organizzazioni multinazionali dei regolatori.

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