Consulenti, ecco il master dedicato all’Art Advisory

Fidartis, nuova società indipendente specializzata nel multi family office, lancia un Executive Master sui temi di arte, diritto e mercato. La prima edizione del corso di formazione rivolto a consulenti finanziari e professionisti si terrà ai Musei Reali di Torino in quattro giornate (3-4 e 17-18 aprile) per poi proseguire su tutte le principali città italiane. A promuoverlo è una branch interna alla società che si chiama Fidartis Education. La start up che ha sede a Milano e a Torino si occupa della gestione, protezione e trasmissione generazionale della ricchezza familiare, con un particolare focus sull’arte. Attraverso i servizi di Art Advisory e Art Lending, il multi family office si propone come operatore in grado di assistere in un percorso di garanzia il temporaneo sfruttamento economico di un’opera o di una collezione di opere d’arte, rendendole “liquide” grazie a una serie di partner assicurativi, bancari e case d’asta internazionali. L’azienda «è il frutto delle nostre visioni e della nostra esperienza nella pianificazione e nella gestione di patrimoni e dell’intuizione che Stefano Zorzi, presidente della società, ha avuto nel considerare le opere d’arte un asset strategico dei capitali famigliari», ha spiegato l’amministratore delegato Michele Muscolo. L’elemento peculiare nell’offerta aziendale risiede quindi nel servizio di amministrazione del patrimonio artistico. «Il prossimo decennio vedrà l’arte come asset di investimento che richiederà le stesse cura e assistenza al pari di quella dedicata al patrimonio finanziario, immobiliare e societario del cliente. Per questo crediamo che un preciso percorso formativo sia fondamentale, dato che la materia è molto complessa», ha precisato Muscolo. Tra i docenti del corso ci sono Stefano Zorzi, Michele Muscolo, Paolo Turati e Giuseppe Corasaniti.

I numeri dei paperoni. Secondo un’indagine Cap Gemini-Merrill Lynch, presentata attraverso l’ultimo World Wealth Report, nel mondo ci sono 15 milioni di paperoni, ovvero di investitori con un patrimonio netto, escluse le case di residenza e gli investimenti alternativi come le opere d’arte, di almeno un milione di dollari. Con l’Italia in decima posizione per numero di veri ricchi, con oltre 250 mila individui. Negli ultimi anni, l’asset allocation è cambiata notevolmente: nel primo trimestre del 2019 la liquidità ha superato l’equity diventando l’asset class più diffusa, rappresentando il 28% del patrimonio finanziario degli HNWI, mentre l’azionario è sceso al secondo posto, a quasi il 26% (con un calo di 5 punti percentuali). La ragione? La volatilità dei mercati azionari ha stimolato un aumento delle scelte di investimento verso gli strumenti alternativi (tra cui il collezionismo d’arte) che hanno toccato quest’anno il 13%, con un incremento di 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. In materia di investimento in opere d’arte, le Assicurazioni Generali hanno da poco comunicato che intendono aggredire il mercato assicurativo di questi beni, stimato a livello mondiale sui mille miliardi di dollari. «Se consideriamo che il mercato mondiale delle belle arti è di circa 60 miliardi (tra aste, dealers e online) e che l’Italia, che detiene oltre metà del valore dei beni artistici del mondo, rappresenta solo l’1% del fatturato globale dell’arte, emerge come un’attività di family office nel settore sia essenziale», ha concluso l’ad.

 

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