Coronavirus, un consulente di Codogno si racconta

Armato di Ipad e con il supporto dei colleghi, Michele Nani non si è fatto spaventare dal Coronavirus. Il suo lavoro di consulente finanziario non si è fermato nonostante lui abiti a Codogno, la cittadina in provincia di Lodi al centro della zona rossa tracciata dal governo per circoscrivere il contagio. Da lì non si può uscire e gli abitanti devono rimanere in casa. Di certo un impedimento per Michele, private banker della rete di Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking che ha un portafoglio di clienti disseminato tra le zone di Milano, Codogno, Piacenza e Brescia. “Sono chiuso in casa da venerdì”, racconta a Bluerating il consulente, “ma sto comunque lavorando collegato attraverso la rete vpn della banca. Uso l’Ipad, sento i miei clienti e per le cose che non riesco fare da remoto posso comunque contare sul supporto dei colleghi. La fortuna è che il 60-70% del mio lavoro si può fare anche dalla distanza”.

Michele sta bene, vive a Codogno insieme alla sua famiglia. Ha due figli, una ragazza di 18 anni, che gioca a pallavolo, e un ragazzo di 16, sciatore provetto e giocatore di Baseball. “Stiamo tutti bene e non siamo considerati soggetti a rischio. I miei figli sono sportivi abituati ad allenarsi tutti i giorni, per loro è particolarmente dura rimanere bloccati in casa. Stamattina sono uscito con la mascherina per andare a prendere qualcosa in farmacia. Ho visto code solo nelle farmacie del centro e nei supermercati più grandi. Insomma, la situazione non è così problematica e la gente mi sembra abbastanza serena”.

Il gioco di squadra, in una situazione di emergenza, è una delle poche cose che può dare una mano concreta. L’aiuto dei colleghi, infatti, è servito a risolvere un problema di una cliente di Milano: “Oggi avevo appuntamento con una signora nel mio ufficio per un’operazione urgente”, racconta Nani, “di solito vado io da lei quando ho bisogno della sua firma, ci prendiamo un caffè insieme e sbrighiamo le nostre faccende. Stavolta, però, dovendo rimanere in casa, saranno i miei colleghi di Milano ad assisterla in mia vece”.

È evidente, però, che se da un lato l’emergenza può essere affrontata bene nell’immediato, la speranza è che non si protragga troppo a lungo. Del resto, nel lavoro di consulente finanziario è importante poter incontrare fisicamente i clienti: “Io sono tranquillo a livello lavorativo”, prosegue il private banker, “ma se questa situazione dovesse protrarsi per 15 giorni o un mese, diventerebbe pesante. Essere bloccato qui mi impedisce di fare attività di sviluppo della rete. È vero che si sta puntando sullo sviluppo digitale e attraverso i social, ma in Italia siamo ancora indietro come cultura finanziaria. Quando è così, quello che fa la differenza è ancora la relazione personale e la fiducia della persona”.

La rete di Fideuram è stata molto vicina ai suoi collaboratori: “Assolutamente sì”, conferma il consulente, “da venerdì la struttura mi ha contattato e ha detto di volermi mettere a disposizione tutto quello di cui avessi bisogno”. Ma se da un punto di vista lavorativo Nani si sente tutelato, traspare un po’ di fastidio per l’isteria generale che il Coronavirus ha scatenato: “Il clamore che è stato fatto in Italia non si è verificato per nessun altro stato. Personalmente, credo che qui si siano scoperti più casi semplicemente perché si fanno più tamponi”.

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